INCHIESTA/ Pioggia di lettere che annunciano la cassa integrazione. Scelte senza logica
Il timore e il disagio dei lavoratori di fronte un'azienda in piena autodistruzione
Tra caos, sofferenza e paura
gli ultimi giorni tristi di Alitalia
In una settimana, due hostess si sono suicidate: non si può collegare
i loro gesti alla situazione, ma il clima, di certo è seriamente deteriorato
di MASSIMO RAZZI
ROMA - Le lettere dell'Alitalia che annunciano la cassa integrazione arrivano a pioggia, senza senso e senza una spiegazione. Le ricevono l'assistente di volo vicino alla pensione, ma anche la coppia sulla quarantina o il pilota giovane appena passato comandante: "Sembra che lo facciano apposta, sembra che oltre a toglierci il lavoro debbano anche umiliarci - dice A. U., hostess con una ventina d'anni di anzianità - Io non l'ho ricevuta, ma altri che hanno la mia stessa età e anzianità, sì. E allora, le voci girano, tutti fanno congetture, si fanno domande, si chiedono il significato...".
"Il significato non c'è - spiega Paolo Marras, della segreteria nazionale Sdl, uno dei sindacati degli assistenti di volo che non hanno firmato l'accordo con Cai - Anche noi stentiamo a trovare una logica in tutto questo. E' l'intera procedura sulla cassa integrazione che è sbagliata. D'altra parte, è figlia dell'assoluta genericità dell'accordo di novembre che dice: 'l'azienda, progressivamente, collocherà in cassa integrazione il personale utilizzando, ove possibile, il criterio di rotazione...". Le lettere, dunque, arrivano da martedì 9 dicembre e quasi nessuno riesce a capire se saranno le ultime: se significano il preludio del licenziamento, o se servono solo a far fronte alla riduzione dell'operatività (il taglio dei voli) che la compagnia sta attraversando in questi giorni. "Ci voleva poco - aggiunge Marras - a spiegare, nelle stesse missive o in un comunicato a parte, il senso di questo modo di agire". Ieri, un centinaio di dipendenti dell'Alitalia ha occupato gli uffici del personale per avere delle risposte dirette. "Hanno detto che le lettere riguardano solo l'operatività e non hanno altro significato. Ma vallo a spiegare alla gente...".
Effettivamente, le buste che sono arrivate a diverse centinaia di lavoratori contengono brevi testi che si limitano a comunicare: "a partire da... lei è in cassa integrazione. Distinti saluti, il commissario Augusto Fantozzi". Le altre lettere, quelle delle eventuali assunzioni alla Cai, non sono ancora partite. Si lavora, dunque (o si sta a casa), in un limbo, come sospesi.
Lettere appena un po' più articolate, con qualche riferimento all'attività svolta e ai diritti maturati e un augurio "per il prosieguo della sua attività professionale" sono arrivate da un giorno all'altro, a 45 manager dell'azienda. E da un minuto all'altro questi dirigenti hanno avuto il "pass" aziendale disattivato e sono stati accompagnati alla porta da un uomo della sicurezza.
"La gente - spiega A. U. - vive da mesi in uno stato di tensione continua. Prima ci hanno detto che eravamo la rovina della nazione. Non è così: abbiamo lavorato tanto e fatto sacrifici per questa azienda... Ma nessuno ci crede. Poi, a poco a poco, siamo precipitati nel baratro: le promesse elettorali, gli errori del sindacato... Tutto pagato solo da noi, sulla nostra pelle".
Pelle che, adesso, brucia. Si vive con la paura, il clima è pesante. In volo e nei trasferimenti, non si parla d'altro. Le regole, intanto, sono già cambiate. Non c'è ancora un nuovo accordo contrattuale, ma Alitalia (ormai eterodiretta da Cai) applica criteri molto più pesanti: "Utilizzano gli standard minimi europei - spiega A. U. - , quelli al di sotto dei quali non possono volare senza perdere le licenze. Sugli MD80 e sugli Airbus 320 si vola anche con due o tre persone in cabina. Prima eravamo in quattro. Sono livelli da compagnia 'low cost', non da compagnia di bandiera...".
Chissà quanto è pesata la paura del futuro e dell'ignoto nelle scelte estreme di B.B. una hostess romana di 39 anni e di F. P. una sua collega genovese. Entrambe si sono suicidate nel giro di una decina di giorni (il secondo caso è dell'altro ieri). Nessuno osa collegare direttamente i loro gesti con la crisi della compagnia, ma tutti, parlandone a bassa voce tra un volo e l'altro, fanno ragionamenti tanto ovvi quanto agghiaccianti: "Ne discutevamo ieri con dei colleghi - racconta A. U. - Ci guardavamo, cercavamo di capire. E' vero, nessuno può dir nulla di quello che succede nella testa e nel cuore di una persona... di quello che ti porta a una scelta così. Ma tutti eravamo d'accordo che se uno ha dentro una grossa fragilità, una sofferenza, un dolore personale; se uno sta male, tutto questo che sta accadendo a noi e intorno a noi può diventare una spinta importante, se non determinante a un gesto così grave e terribile". Oltre, nessuno si sente di andare, ma qualcuno dovrà cominciare a pensare se due suicidi in dieci giorni in una categoria di poche migliaia di persone unite da un destino drammatico, sono ascrivibili alla normalità.
La normalità, all'Alitalia, se n'è andata da tempo. Con i turni di dicembre, ad esempio: uguali per tutti; tutti di "riserva". Il programma dei voli di dicembre, dunque, non esiste. La compagnia non è stata in grado di assegnare un solo lavoratore a una tratta: "Di giorno in giorno ti chiamano e ti dicono cosa farai domani - spiega A. U. - se volerai, dove andrai, se sarai di riposo. Impossibile programmare alcunché nella propria vita. Se hai dei bambini, non sai nemmeno se domani potrai accompagnarli a scuola". E pensare che in altre compagnie europee, il dipendente può collegarsi da casa al sistema aziendale, verificare i suoi voli, proporsi, se gli conviene per tratte e orari che preferisce. In Alitalia non è mai stato così: "Hanno sempre voluto gestire turni e orari come una riserva di potere senza che i dipendenti potessero avere voce in capitolo in modo trasparente. Così anche questo è diventato oggetto di favori, di scambi, di clientele". E favori, scambi, clientele sono sicuramente fra le cause della morte della compagnia.
Ai lavoratori tutto questo suona come una punizione inutile: "Perché - spiega ancora A. U. - una persona può fare i conti con la perdita del posto di lavoro, può elaborarla come si fa con un lutto. Ma se a tutto questo si aggiungono fatti incomprensibili, caos, disorganizzazione e umiliazioni e se tutto continua ormai da mesi, allora uno non capisce più niente e comincia a perdere anche autostima, a chiedersi cosa ha fatto di male per meritarsi una punzione così".
"Vede - conclude Marras - questa non è una ristrutturazione industriale... E' un disastro, un disastro aereo è l'esplosione di un'azienda. Noi cerchiamo di informare la gente, diciamo a tutti di non attribuire alcun valore definitivo alle lettere di cassa integrazione, di restare uniti, per quanto possono.... E speriamo, perché Cai, alla fine, si accorgerà che i 12.689 assunti non basteranno per la piena operatività e dovranno cominciare ad prendere gente dai cassaintegrati e dai precari".
(Da Repubblica 12 dicembre 2008)
Vorrei ricordare ai lettori qualche piccolo dettaglio:
la CAI nasce il 26 agosto 2008 su iniziativa, guarda caso, della San Paolo Imi e di Roberto Colaninno.
L'imprenditore Colaninno noto per i suoi precedenti penali ( Condannato a 4 anni e 1 mese per bancarotta nel crac Italcase-Bagaglino nel dicembre 2006, interdetto dai pubblici uffici per 5 anni, pene condonate grazie alla legge sull'indulto), ha un figlio, Matteo, deputato dal 2008 nelle file del Partito Democratico.
Sul libro di Dragoni "La paga dei padroni" vengono spiegati i meccanismi attraverso i quali Roberto Colaninno, coadiuvato da Rocco Sabelli, compivano alcune delle eccellenti scalate di casa nostra.
Tra le 'altre cita l'acquisizione della Telecom e quella della Piaggio.
Dragoni scrive che nella maggior parte dei casi i capitali utilizzati per l'acquisizione delle società vengono scaricati sulle aziende stesse sotto forma di debiti, aziende che si trovano a ripartire con uno "zaino" pesante.
Non si ferma solo a questo ma spiega anche come i compensi dei manager derivino dalle speculazioni azionarie a danno dei risparmiatori che investono su queste nuove società non appena esse vengono quotate in borsa.
Le azioni vengono poste sul mercato a prezzi gonfiati , i manager realizzano i propri guadagni vendendo le azioni che si sono assegnati , poi le azioni scendono al loro reale valore di mercato e gli unici a rimetterci sono gli investitori ed i piccoli risparmiatori.
Veniamo al Consiglio di Amministrazione:
Presidente Roberto Colanino ( di cui sopra )
Amm. Delegato Rocco Sabelli ( Inizia la sua carriera in GEPI dove si occupa di fusioni e acquisizioni. Dal 1985 fa carriera nell'ENI fino ad occupare il ruolo di presidente e amministratore delegato di Nuova Ideni, una società del gruppo. Dal 1993 al 2001 è nel gruppo Telecom Italia. Nel 2002 è tra i fondatori di Omniainvest di cui diviene amministratore delegato. Nel 2003 è amministratore delegato IMMSI e in seguito della controllata Piaggio. In entrambe le società si dimette nel 2006. Nel 2007 entra in Tiscali come consigliere non esecutivo, nello stesso anno costituisce la società Data Holding 2007 srl.)
Consigliere Gianluigi Aponte
Consigliere Massimiliano Boschini
Consigliere Francesco Caltagirone Bellavista (Francesco Caltagirone, il suocero di Pierferdinando Casini, imputato a Perugia per corruzione giudiziaria insieme a Squillante. Ed è cugino di Francesco Bellavista Caltagirone, marito di Rita Rovelli, figlia di Nino, il grande corruttore del caso Imi-Sir. Guarda un po’, alle volte, le combinazioni. )
Consigliere Carlo D'Urso ( indaffarato con le banche )
Consigliere Corrado Fratini
Consigliere Andrea Guerra
Consigliere Salvatore Mancuso
Consigliere Fausto Marchionni
Consigliere Francesco Paolo Mattioli
Consigliere Gaetano Micicchè
Consigliere Angelo Riva
Consigliere Carlo Toto
Consigliere Marco Tronchetti Provera
Gli azionisti:
Il gruppo Benetton tramite Atlantia immsi spa ( famosa per esser sempre presente agli intrighi di corte )
Il gruppo Aponte ( navi da crociera Mac )
Il gruppo Riva ( gruppo siderurgico italiano e mondiale per eccellenza ma con qualche guaio giudiziario legato ad inquinamenti, infortuni sul lavoro ect. )
Il gruppo Fratini tramite Fingen spa ( c'è Della Valle dietro )
Il gruppo Ligresti tramite Fondiaria Sai spa ( questo è scandaloso )
Il fondo Equinox S.A di Salvatore Mancuso ( Salvatore Mancuso nel 2007 la sua nomina alla Presidenza del Banco di Sicilia, con il consenso di Totò Cuffaro e le congratulazioni di Francesco Musetto, viene salutata come un evento. Ma di li a poco dovrà dimettersi. Il suo fondo Equinox, con sede in Lussemburgo, è presente in molte operazioni discutibili. Così Mittel, finanziaria guidata da Giovanni Bazoli (presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo), e il fondo Equinox di Salvatore Mancuso hanno sottoscritto un accordo con Banca Mps e Banco Popolare, creditrici di Fingruppo, per liquidare in bonis Hopa, la società della galassia del finanziere bresciano Emilio Gnutti - finito in disgrazia in seguito alla calda estate dei furbetti del quartierino, anno 2005, quando fu coinvolto nella vicenda giudiziaria delle scalate bancarie e delle intercettazioni telefoniche - e degli imprenditori a lui vicini. Qualche giorno prima di partecipare alla cordata Alitalia acquista il 65% di Air Four, compagnia aerea executive con sede a Milano. )
Il fondo Clessidra SGR spa di Claudio Sposito ( uno degli uomini chiave del salvataggio di Fininvest dal fallimento all’inizio deglia anni ’90. All’epoca operava come plenipotenziario italiano per conto della banca d’affari Morgan & Stanley ed il rapporto con Berlusconi divenne così solido che nel 1998 diventerà amministratore delegato di Fininvest. Nel 2003 ritroviamo Sposito ed il suo fondo Clessidra ad operare con Gnutti, Presidente di Hopa, con l’intervento di Mediobanca. Sposito controlla oggi ADR, che gestisce gli aeroporti di Roma)
Toto Costruzioni ( Carlo Toto arrestato con un funzionario Anas in una delle poche indagini pre-mani pulite. L’accusa per falso riguarda l’appalto del ponte sul fiume Comano (crollato nel giugno del 1980).
Il gruppo Fossati tramite Findim Group spa ( La finanziaria Findim entra nel giro Telecom, quando Tronchetti Provera lascia. Si dichiara convinto che la società nei prossimi due anni migliorerà fortemente. Si fa portatore di un piano alternativo per il rilancio Telecom, che prevede l’ingresso nella società di Mediaset. Per convincere Silvio Berlusconi, Fossati ha addirittura portato Alierta (della spagnola Telefonica socia di telecom) ad Arcore appoggiandosi al lavoro diplomatico di Alejandro Agag, genero dell´ex premier spagnolo Aznar ed ex segretario del Ppe, e di Flavio Briatore, entrambi amici del Cavaliere. Gli stessi uomini che tre anni fa fiancheggiavano la scalata di Stefano Ricucci al Corriere della Sera. Ma intanto il titolo scende.)
Il gruppo Marcegaglia spa ( Il Gruppo Marcegaglia è un gruppo industriale e finanziario che opera in Italia e all’estero con 50 società e più di 6.500 dipendenti nel settore metalsiderurgico e in una serie diversificata di altri comparti produttivi. Il gruppo, che è interamente controllato dalla famiglia Marcegaglia, fattura 4,2 miliardi di euro ed ha registrato nello scorso decennio un tasso di crescita medio del 15 per cento (del 20 per cento negli ultimi 5 anni).
Nel 2006 Steno Marcegaglia, imputato nel processo 'Italicase-Bagaglino', viene condannato a 4 anni e un mese per il reato di bancarotta preferenziale, in parte condonato.
Nel 2008 la Marcegaglia Spa ha patteggiato una sanzione di 500 mila euro più 250 mila euro di confisca per una tangente di 1 milione 158 mila euro pagata nel 2003 a Lorenzo Marzocchi di EniPower.
La sua SpA controllata N.e./C.c.t. spa ha invece patteggiato 500 mila euro di pena, e ben 5 milioni 250 mila euro di confisca.
Oltre al patteggiamento dell'azienda, Antonio Marcegaglia ha patteggiato 11 mesi di reclusione con sospensione della pena per il reato di corruzione.
Addirittura ad oggi , su segnalazione delle Autorità svizzere, sono in corso indagini per accertare l'utilizzo e la legalità di diversi conti cifrati all'estero.
Il gruppo Acqua Pia Antica di Francesco Caltagirone Bellavista ( Lo troviamo socio di Hopa, sembra con i finanziamenti erogati dalla ex Popolare Lodi alla società off shore Maryland, utilizzata in passato anche per comprare Rcs e titoli della stessa Popolare Lodi. Risulta indagato nell’ inchiesta sull’ aggiotaggio Antonveneta. Insieme a Sergio Billè (già Presidente di Confcommercio) risulta coinvolto nelle vicende che riguardano il “furbetto del quartierino” Stefano Ricucci.)
Il gruppo Gavio tramite Argo Finanziaria spa ( i suoi successi autostradali” si determinano grazie ai suoi rapporti politici, in particolare con il Partito Socialdemocratico di Romita e Nicolazzi. All’epoca del Ministro Prandini (pluricondannato) ottiene mille miliardi di appalti pubblici. Nel 1992 il suo amministratore delegato Bruno Binasco è stato imputato in processi per corruzione (è stato infine condannato insieme a Primo Greganti per finanziamento illecito ai partiti, nell’ambito dei processi di Mani Pulite). Su di lui nel 1992 fu spiccato un mandato di cattura, per presunte tangenti a Gianstefano Frigerio, segretario regionale DC, riguardo l’appalto per l’allargamento della Milano-Genova. Gavio si rifugiò all’estero, a Montecarlo, fino al settembre ‘93, fino a quando decise di presentarsi ai giudici di Milano, dove si salvò grazie alle solite prescrizioni. Interessanti le intercettazioni con il Ministro Lunardi ed Emilio Fede: dimostrano il suo metodo di lavoro. Risulta indagato, insieme a Ugo Martinat, nelle vicende della Torino-Lione. Attraverso Argofin controlla un terzo di Impregilo, in cui entra poco prima dell’appalto per il Ponte di Messina. )
Il gruppo Macca srl di Davide Maccagni
Marco Tronchetti Provera
Intesa San Paolo Imi
Questi ultimi son nomi e storie famose, contrassegnate da continui raggiungimenti d'inchieste e archiviazioni.
Su queste persone è stata fondata una campagna elettorale e la persona che l'ha sostenuta oggi è Presidente del Consiglio. Ricordiamoci anche questo!
Il timore e il disagio dei lavoratori di fronte un'azienda in piena autodistruzione
Tra caos, sofferenza e paura
gli ultimi giorni tristi di Alitalia
In una settimana, due hostess si sono suicidate: non si può collegare
i loro gesti alla situazione, ma il clima, di certo è seriamente deteriorato
di MASSIMO RAZZI
ROMA - Le lettere dell'Alitalia che annunciano la cassa integrazione arrivano a pioggia, senza senso e senza una spiegazione. Le ricevono l'assistente di volo vicino alla pensione, ma anche la coppia sulla quarantina o il pilota giovane appena passato comandante: "Sembra che lo facciano apposta, sembra che oltre a toglierci il lavoro debbano anche umiliarci - dice A. U., hostess con una ventina d'anni di anzianità - Io non l'ho ricevuta, ma altri che hanno la mia stessa età e anzianità, sì. E allora, le voci girano, tutti fanno congetture, si fanno domande, si chiedono il significato...".
"Il significato non c'è - spiega Paolo Marras, della segreteria nazionale Sdl, uno dei sindacati degli assistenti di volo che non hanno firmato l'accordo con Cai - Anche noi stentiamo a trovare una logica in tutto questo. E' l'intera procedura sulla cassa integrazione che è sbagliata. D'altra parte, è figlia dell'assoluta genericità dell'accordo di novembre che dice: 'l'azienda, progressivamente, collocherà in cassa integrazione il personale utilizzando, ove possibile, il criterio di rotazione...". Le lettere, dunque, arrivano da martedì 9 dicembre e quasi nessuno riesce a capire se saranno le ultime: se significano il preludio del licenziamento, o se servono solo a far fronte alla riduzione dell'operatività (il taglio dei voli) che la compagnia sta attraversando in questi giorni. "Ci voleva poco - aggiunge Marras - a spiegare, nelle stesse missive o in un comunicato a parte, il senso di questo modo di agire". Ieri, un centinaio di dipendenti dell'Alitalia ha occupato gli uffici del personale per avere delle risposte dirette. "Hanno detto che le lettere riguardano solo l'operatività e non hanno altro significato. Ma vallo a spiegare alla gente...".
Effettivamente, le buste che sono arrivate a diverse centinaia di lavoratori contengono brevi testi che si limitano a comunicare: "a partire da... lei è in cassa integrazione. Distinti saluti, il commissario Augusto Fantozzi". Le altre lettere, quelle delle eventuali assunzioni alla Cai, non sono ancora partite. Si lavora, dunque (o si sta a casa), in un limbo, come sospesi.
Lettere appena un po' più articolate, con qualche riferimento all'attività svolta e ai diritti maturati e un augurio "per il prosieguo della sua attività professionale" sono arrivate da un giorno all'altro, a 45 manager dell'azienda. E da un minuto all'altro questi dirigenti hanno avuto il "pass" aziendale disattivato e sono stati accompagnati alla porta da un uomo della sicurezza.
"La gente - spiega A. U. - vive da mesi in uno stato di tensione continua. Prima ci hanno detto che eravamo la rovina della nazione. Non è così: abbiamo lavorato tanto e fatto sacrifici per questa azienda... Ma nessuno ci crede. Poi, a poco a poco, siamo precipitati nel baratro: le promesse elettorali, gli errori del sindacato... Tutto pagato solo da noi, sulla nostra pelle".
Pelle che, adesso, brucia. Si vive con la paura, il clima è pesante. In volo e nei trasferimenti, non si parla d'altro. Le regole, intanto, sono già cambiate. Non c'è ancora un nuovo accordo contrattuale, ma Alitalia (ormai eterodiretta da Cai) applica criteri molto più pesanti: "Utilizzano gli standard minimi europei - spiega A. U. - , quelli al di sotto dei quali non possono volare senza perdere le licenze. Sugli MD80 e sugli Airbus 320 si vola anche con due o tre persone in cabina. Prima eravamo in quattro. Sono livelli da compagnia 'low cost', non da compagnia di bandiera...".
Chissà quanto è pesata la paura del futuro e dell'ignoto nelle scelte estreme di B.B. una hostess romana di 39 anni e di F. P. una sua collega genovese. Entrambe si sono suicidate nel giro di una decina di giorni (il secondo caso è dell'altro ieri). Nessuno osa collegare direttamente i loro gesti con la crisi della compagnia, ma tutti, parlandone a bassa voce tra un volo e l'altro, fanno ragionamenti tanto ovvi quanto agghiaccianti: "Ne discutevamo ieri con dei colleghi - racconta A. U. - Ci guardavamo, cercavamo di capire. E' vero, nessuno può dir nulla di quello che succede nella testa e nel cuore di una persona... di quello che ti porta a una scelta così. Ma tutti eravamo d'accordo che se uno ha dentro una grossa fragilità, una sofferenza, un dolore personale; se uno sta male, tutto questo che sta accadendo a noi e intorno a noi può diventare una spinta importante, se non determinante a un gesto così grave e terribile". Oltre, nessuno si sente di andare, ma qualcuno dovrà cominciare a pensare se due suicidi in dieci giorni in una categoria di poche migliaia di persone unite da un destino drammatico, sono ascrivibili alla normalità.
La normalità, all'Alitalia, se n'è andata da tempo. Con i turni di dicembre, ad esempio: uguali per tutti; tutti di "riserva". Il programma dei voli di dicembre, dunque, non esiste. La compagnia non è stata in grado di assegnare un solo lavoratore a una tratta: "Di giorno in giorno ti chiamano e ti dicono cosa farai domani - spiega A. U. - se volerai, dove andrai, se sarai di riposo. Impossibile programmare alcunché nella propria vita. Se hai dei bambini, non sai nemmeno se domani potrai accompagnarli a scuola". E pensare che in altre compagnie europee, il dipendente può collegarsi da casa al sistema aziendale, verificare i suoi voli, proporsi, se gli conviene per tratte e orari che preferisce. In Alitalia non è mai stato così: "Hanno sempre voluto gestire turni e orari come una riserva di potere senza che i dipendenti potessero avere voce in capitolo in modo trasparente. Così anche questo è diventato oggetto di favori, di scambi, di clientele". E favori, scambi, clientele sono sicuramente fra le cause della morte della compagnia.
Ai lavoratori tutto questo suona come una punizione inutile: "Perché - spiega ancora A. U. - una persona può fare i conti con la perdita del posto di lavoro, può elaborarla come si fa con un lutto. Ma se a tutto questo si aggiungono fatti incomprensibili, caos, disorganizzazione e umiliazioni e se tutto continua ormai da mesi, allora uno non capisce più niente e comincia a perdere anche autostima, a chiedersi cosa ha fatto di male per meritarsi una punzione così".
"Vede - conclude Marras - questa non è una ristrutturazione industriale... E' un disastro, un disastro aereo è l'esplosione di un'azienda. Noi cerchiamo di informare la gente, diciamo a tutti di non attribuire alcun valore definitivo alle lettere di cassa integrazione, di restare uniti, per quanto possono.... E speriamo, perché Cai, alla fine, si accorgerà che i 12.689 assunti non basteranno per la piena operatività e dovranno cominciare ad prendere gente dai cassaintegrati e dai precari".
(Da Repubblica 12 dicembre 2008)
Vorrei ricordare ai lettori qualche piccolo dettaglio:
la CAI nasce il 26 agosto 2008 su iniziativa, guarda caso, della San Paolo Imi e di Roberto Colaninno.
L'imprenditore Colaninno noto per i suoi precedenti penali ( Condannato a 4 anni e 1 mese per bancarotta nel crac Italcase-Bagaglino nel dicembre 2006, interdetto dai pubblici uffici per 5 anni, pene condonate grazie alla legge sull'indulto), ha un figlio, Matteo, deputato dal 2008 nelle file del Partito Democratico.
Sul libro di Dragoni "La paga dei padroni" vengono spiegati i meccanismi attraverso i quali Roberto Colaninno, coadiuvato da Rocco Sabelli, compivano alcune delle eccellenti scalate di casa nostra.
Tra le 'altre cita l'acquisizione della Telecom e quella della Piaggio.
Dragoni scrive che nella maggior parte dei casi i capitali utilizzati per l'acquisizione delle società vengono scaricati sulle aziende stesse sotto forma di debiti, aziende che si trovano a ripartire con uno "zaino" pesante.
Non si ferma solo a questo ma spiega anche come i compensi dei manager derivino dalle speculazioni azionarie a danno dei risparmiatori che investono su queste nuove società non appena esse vengono quotate in borsa.
Le azioni vengono poste sul mercato a prezzi gonfiati , i manager realizzano i propri guadagni vendendo le azioni che si sono assegnati , poi le azioni scendono al loro reale valore di mercato e gli unici a rimetterci sono gli investitori ed i piccoli risparmiatori.
Veniamo al Consiglio di Amministrazione:
Presidente Roberto Colanino ( di cui sopra )
Amm. Delegato Rocco Sabelli ( Inizia la sua carriera in GEPI dove si occupa di fusioni e acquisizioni. Dal 1985 fa carriera nell'ENI fino ad occupare il ruolo di presidente e amministratore delegato di Nuova Ideni, una società del gruppo. Dal 1993 al 2001 è nel gruppo Telecom Italia. Nel 2002 è tra i fondatori di Omniainvest di cui diviene amministratore delegato. Nel 2003 è amministratore delegato IMMSI e in seguito della controllata Piaggio. In entrambe le società si dimette nel 2006. Nel 2007 entra in Tiscali come consigliere non esecutivo, nello stesso anno costituisce la società Data Holding 2007 srl.)
Consigliere Gianluigi Aponte
Consigliere Massimiliano Boschini
Consigliere Francesco Caltagirone Bellavista (Francesco Caltagirone, il suocero di Pierferdinando Casini, imputato a Perugia per corruzione giudiziaria insieme a Squillante. Ed è cugino di Francesco Bellavista Caltagirone, marito di Rita Rovelli, figlia di Nino, il grande corruttore del caso Imi-Sir. Guarda un po’, alle volte, le combinazioni. )
Consigliere Carlo D'Urso ( indaffarato con le banche )
Consigliere Corrado Fratini
Consigliere Andrea Guerra
Consigliere Salvatore Mancuso
Consigliere Fausto Marchionni
Consigliere Francesco Paolo Mattioli
Consigliere Gaetano Micicchè
Consigliere Angelo Riva
Consigliere Carlo Toto
Consigliere Marco Tronchetti Provera
Gli azionisti:
Il gruppo Benetton tramite Atlantia immsi spa ( famosa per esser sempre presente agli intrighi di corte )
Il gruppo Aponte ( navi da crociera Mac )
Il gruppo Riva ( gruppo siderurgico italiano e mondiale per eccellenza ma con qualche guaio giudiziario legato ad inquinamenti, infortuni sul lavoro ect. )
Il gruppo Fratini tramite Fingen spa ( c'è Della Valle dietro )
Il gruppo Ligresti tramite Fondiaria Sai spa ( questo è scandaloso )
Il fondo Equinox S.A di Salvatore Mancuso ( Salvatore Mancuso nel 2007 la sua nomina alla Presidenza del Banco di Sicilia, con il consenso di Totò Cuffaro e le congratulazioni di Francesco Musetto, viene salutata come un evento. Ma di li a poco dovrà dimettersi. Il suo fondo Equinox, con sede in Lussemburgo, è presente in molte operazioni discutibili. Così Mittel, finanziaria guidata da Giovanni Bazoli (presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo), e il fondo Equinox di Salvatore Mancuso hanno sottoscritto un accordo con Banca Mps e Banco Popolare, creditrici di Fingruppo, per liquidare in bonis Hopa, la società della galassia del finanziere bresciano Emilio Gnutti - finito in disgrazia in seguito alla calda estate dei furbetti del quartierino, anno 2005, quando fu coinvolto nella vicenda giudiziaria delle scalate bancarie e delle intercettazioni telefoniche - e degli imprenditori a lui vicini. Qualche giorno prima di partecipare alla cordata Alitalia acquista il 65% di Air Four, compagnia aerea executive con sede a Milano. )
Il fondo Clessidra SGR spa di Claudio Sposito ( uno degli uomini chiave del salvataggio di Fininvest dal fallimento all’inizio deglia anni ’90. All’epoca operava come plenipotenziario italiano per conto della banca d’affari Morgan & Stanley ed il rapporto con Berlusconi divenne così solido che nel 1998 diventerà amministratore delegato di Fininvest. Nel 2003 ritroviamo Sposito ed il suo fondo Clessidra ad operare con Gnutti, Presidente di Hopa, con l’intervento di Mediobanca. Sposito controlla oggi ADR, che gestisce gli aeroporti di Roma)
Toto Costruzioni ( Carlo Toto arrestato con un funzionario Anas in una delle poche indagini pre-mani pulite. L’accusa per falso riguarda l’appalto del ponte sul fiume Comano (crollato nel giugno del 1980).
Il gruppo Fossati tramite Findim Group spa ( La finanziaria Findim entra nel giro Telecom, quando Tronchetti Provera lascia. Si dichiara convinto che la società nei prossimi due anni migliorerà fortemente. Si fa portatore di un piano alternativo per il rilancio Telecom, che prevede l’ingresso nella società di Mediaset. Per convincere Silvio Berlusconi, Fossati ha addirittura portato Alierta (della spagnola Telefonica socia di telecom) ad Arcore appoggiandosi al lavoro diplomatico di Alejandro Agag, genero dell´ex premier spagnolo Aznar ed ex segretario del Ppe, e di Flavio Briatore, entrambi amici del Cavaliere. Gli stessi uomini che tre anni fa fiancheggiavano la scalata di Stefano Ricucci al Corriere della Sera. Ma intanto il titolo scende.)
Il gruppo Marcegaglia spa ( Il Gruppo Marcegaglia è un gruppo industriale e finanziario che opera in Italia e all’estero con 50 società e più di 6.500 dipendenti nel settore metalsiderurgico e in una serie diversificata di altri comparti produttivi. Il gruppo, che è interamente controllato dalla famiglia Marcegaglia, fattura 4,2 miliardi di euro ed ha registrato nello scorso decennio un tasso di crescita medio del 15 per cento (del 20 per cento negli ultimi 5 anni).
Nel 2006 Steno Marcegaglia, imputato nel processo 'Italicase-Bagaglino', viene condannato a 4 anni e un mese per il reato di bancarotta preferenziale, in parte condonato.
Nel 2008 la Marcegaglia Spa ha patteggiato una sanzione di 500 mila euro più 250 mila euro di confisca per una tangente di 1 milione 158 mila euro pagata nel 2003 a Lorenzo Marzocchi di EniPower.
La sua SpA controllata N.e./C.c.t. spa ha invece patteggiato 500 mila euro di pena, e ben 5 milioni 250 mila euro di confisca.
Oltre al patteggiamento dell'azienda, Antonio Marcegaglia ha patteggiato 11 mesi di reclusione con sospensione della pena per il reato di corruzione.
Addirittura ad oggi , su segnalazione delle Autorità svizzere, sono in corso indagini per accertare l'utilizzo e la legalità di diversi conti cifrati all'estero.
Il gruppo Acqua Pia Antica di Francesco Caltagirone Bellavista ( Lo troviamo socio di Hopa, sembra con i finanziamenti erogati dalla ex Popolare Lodi alla società off shore Maryland, utilizzata in passato anche per comprare Rcs e titoli della stessa Popolare Lodi. Risulta indagato nell’ inchiesta sull’ aggiotaggio Antonveneta. Insieme a Sergio Billè (già Presidente di Confcommercio) risulta coinvolto nelle vicende che riguardano il “furbetto del quartierino” Stefano Ricucci.)
Il gruppo Gavio tramite Argo Finanziaria spa ( i suoi successi autostradali” si determinano grazie ai suoi rapporti politici, in particolare con il Partito Socialdemocratico di Romita e Nicolazzi. All’epoca del Ministro Prandini (pluricondannato) ottiene mille miliardi di appalti pubblici. Nel 1992 il suo amministratore delegato Bruno Binasco è stato imputato in processi per corruzione (è stato infine condannato insieme a Primo Greganti per finanziamento illecito ai partiti, nell’ambito dei processi di Mani Pulite). Su di lui nel 1992 fu spiccato un mandato di cattura, per presunte tangenti a Gianstefano Frigerio, segretario regionale DC, riguardo l’appalto per l’allargamento della Milano-Genova. Gavio si rifugiò all’estero, a Montecarlo, fino al settembre ‘93, fino a quando decise di presentarsi ai giudici di Milano, dove si salvò grazie alle solite prescrizioni. Interessanti le intercettazioni con il Ministro Lunardi ed Emilio Fede: dimostrano il suo metodo di lavoro. Risulta indagato, insieme a Ugo Martinat, nelle vicende della Torino-Lione. Attraverso Argofin controlla un terzo di Impregilo, in cui entra poco prima dell’appalto per il Ponte di Messina. )
Il gruppo Macca srl di Davide Maccagni
Marco Tronchetti Provera
Intesa San Paolo Imi
Questi ultimi son nomi e storie famose, contrassegnate da continui raggiungimenti d'inchieste e archiviazioni.
Su queste persone è stata fondata una campagna elettorale e la persona che l'ha sostenuta oggi è Presidente del Consiglio. Ricordiamoci anche questo!
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