lunedì 16 giugno 2008

Scienza, politica e rifiuti napoletani...

Viviamo in un'Italia e in un mondo dove risulta sempre più difficile capire cosa pensa la comunità scientifica su tantissimi argomenti. Non faccio riferimento alle posizioni sulla morale e sull'etica, ma proprio alle valutazioni prettamente scientifiche. E non solo su questioni recenti, anche su quelle datate, quelle con le quali ormai conviviamo da decenni. Per fare qualche esempio, qual è l'incidenza dell'utilizzo dei cellulare sulla nostra salute? Ma anche, qual è l'incidenza delle antenne radio? Qual è l'incidenza dell'inquinamento stradale? e poi qual è l'incidenza della spazzatura nelle strade di Napoli sui napoletani? Guardando qualche trasmissione in merito si ascoltano decine e decine di pareri contrapposti, e ognuno ritiene di essere l'unico possessore della verità. E' fuor di dubbio che in quel caso l'errore sia dei giornalisti che conducono le trasmissioni dando ascolto a chiunque passi vicino ad un microfono...ma secondo me c'è di peggio...

Il discorso si sposta sul lato istituzionale, su chi deve prendere posizione e decisioni. Io credo che costoro debbano usare unicamente informazioni e dati "istituzionali" o "istituzionalizzati". Così chi governa o chi coordina e gestisce le cose pubbliche dovrebbe ascoltare non tutti gli scienziati del mondo, ma solo gli scienziati del CNR o di organi ed enti scientifici istituzionali. A questi si devono chiedere relazioni e analisi e solo su quelle ci si deve basare. Loro hanno la responsabilità di dare informazione scientifica corretta a chi l'informazione scientifica deve usare per decidere sulla collettività. Tutti gli altri non esistono. Ciò vuol dire che un politico non dovrebbe poter chiedere la consulenza di uno scienziato esterno, per quanto illustre e premiato, se costui non lavora per lo Stato. La risposta della "scienza" ad una questione che attiene alla collettività deve essere univoca e chiara. Chi risponde all'esigenza collettiva deve essere quella stessa scienza pagata dalla collettività, quella scienza che non dovrebbe avere interessi privati e deviati: la scienza istituzionalizzata.

Premesso tutto ciò, risulta evidente che la spazzatura lasciata per strada a Napoli faccia male alla salute, tanto o poco che sia: è un dato di fatto. E quindi il dovere del gestore della cosa pubblica è risolvere il problema usando la soluzione migliore a fini pubblici, non per forza quella scientificamente tecnologicamente migliore. Faccio un esempio molto banale (e brutalmente semplificato) per spiegarmi meglio. Supponiamo vi siano due tipi di inceneritori da poter costruire, l'uno con rendimento (considerate il "rendimento" per semplicità un parametro riassuntivo della validità scientifica dell'impianto) al 90 % e realizzabile in 8 anni, l'altro con rendimento all'80 %, ma realizzabile in 1 anno. Non vi dovrebbero essere dubbi per chi deve decidere del bene pubblico, la soluzione sicuramente migliore è la seconda, è quella che massimizza la diminuzione di disagio, è un ottimo relativo, ma pur sempre ottimo. In Italia, invece, spesso assistiamo a campagne di sensibilizzazione dell'opinione pubblica basate totalmente e faziosamente su dati scientifici, spesso anche errati o presentati dentenziosamente. Credo che questo modo di fare debba essere combattuto ed "emarginato" dalle nostre piazze. Secondo me l'informazione sulla quale basarsi deve essere quella corretta perchè "istituzionale", la scelta decisionale (basata su informazione corretta), invece, deve essere solo quella migliore per minimizzare il disagio. Questo vuol dire che potrebbe anche essere che sia più opportuno aprire una discarica invece che un inceneritore di ultima generazione benchè sappiamo che la seconda sarebbe la soluzione "tecnicamente" migliore. E' ovvio aggiungere che poi ogni decisione sul breve termine deve essere completata con una di maggior spessore per le gestione del medio-lungo termine e proprio quelle devono essere influenzate principalmente dalla valutazione scientifica. (Questo non vuole essere un giudizio su decisioni che sono state prese, vuole essere solo un'analisi sul modo di procedere nelle scelte che coinvolgono la res publica)

La cosa veramente assurda dell'Italia e della classe dirigente italiana è che per tantissimi problemi, compreso quello dei rifiuti, ci sarebbero semplici leggi e regole da importare dai paesi civilmente più evoluti (so che questa è una affermazione forte, ma ogni tanto in parte è anche vera) che migliorerebbero tante situazioni, ma vengono ignorate...secondo me in molti casi anche volontariamente... Così se si va in Svezia (come in quasi tutto il nord Europa) si nota che per legge tutte le bottiglie di plastica o di latta hanno un numerino inciso sulla struttura; esso indica quante corone ti vengono restituite se tu riporti il vuoto in apposite strutture per la raccolta differenziata o nei supermercati nei quali si è comprato il prodotto (ovviamente lo stesso valore è caricato sul prezzo di vendita al consumatore, senza recare danno economico al produttore). Questa semplicissima norma certamente favorisce la pulizia delle città e aiuta anche le persone che magari, non trovando lavoro, decidono di fare gli "spazzini aggiunti" e passano la giornata a raccogliere per strada o alle feste i vuoti che poi si vanno a rivendere...raccimulando non pochi soldi. Ora la domanda che sorge spontanea è: quanto tempo ci vorrebbe per importare la stessa cosa in Italia? Secondo me pochissimo...ma forse proprio non si vuole...

Ma ci sono altre idee forse ancor più elementari e logiche. E' risaputo che la maggior parte dei rifiuti sono imballaggi e involucri di prodotti che compriamo. Perchè non favorire chi li riduce? O svantaggiare chi ne produce troppi? Perchè non si può fare una valutazione di quanto imballaggio necessità un prodotto per essere trasportato e venduto, e chi supera il limite paga una tassa aggiuntiva?...perchè invece di studiare come gestire la spazzatura una volta creata non pensiamo a come non crearne? Perchè la Coop produce e vende dentifrici senza scatola aggiunta e non possono farlo anche gli altri produttori? Perchè non ci si muove sul piano della legiferazione? Troppo difficile?

martedì 3 giugno 2008

Delusi

In molti siamo delusi. Chi dai politici, chi dai giornalisti, chi dalla giustizia, chi da altri. Insomma un pò da tutti. Ma secondo me la cosa che più ci rende delusi è il marcio che tanti di noi vedono quotidianamente intorno a loro. Il vero seme della delusione che spesso proviamo è ciò che vediamo con i nostri occhi, come si comportano tanti concittadini, quelli che ci passano vicino per la strada, come lavorano certe persone, magari con le quali abbiamo a che fare ogni giorno, cosa dicono certi conoscenti o persone che magari vediamo per la prima volta. E poi alla fine per giustificare questo dilagante sentire si dà la colpa ai politici. E i politici di colpe ne hanno e molte.
Io penso, però, che un passo più avanzato sarebbe criticare le persone e definirne la loro percezione anche in funzione del ruolo sociale e del lavoro che loro hanno. Mi spiego meglio...così potrei essere pericolosamente frainteso...
Ritengo che un poliziotto che lascia scappare un ladro abbia commesso un gesto tanto ignobile quanto uno spazzino che non pulisce la strada o un elettricista che frega il cliente. Ogni gesto deve essere rapportato a ciò che si sarebbe dovuto fare, e non deve essere considerato in "valore assoluto". Credo che un insegnante che non insegna ai propri alunni abbia gli stessi torti lavorativi del politico che non risponde alle esigenze del cittadino. In altre parole sostengo che non sia giusto sempre dare tutti i torti a chi dirige, ma, lavorativamente parlando, bisogna relazionarsi a ciò che una persona dovrebbe fare.
Io vedo il lavoro come un contratto non solo tra lavoratore e datore di lavoro, ma tra persona e società. Ognuno lavorando ha un ruolo e perchè la società migliori un pò c'è bisogno che ognuno faccia bene il proprio lavoro, che esso sia molto importante o "meno"...che poi, alla fine, tutti i lavori sono importanti.
Discorso un pò diverso forse si può fare per il valore sociale che un lavoro può avere. Certamente se il consumo energetico di una scheda è un pò minore rispetto a quello che avrebbe potuto avere se fosse stata ottimizzata correttamente, l'impatto sociale sarà pressochè nullo; sicuramente infinitesimamente minore rispetto a un politico che fa male il suo lavoro. Questo concetto è vero, e però, secondo me, in questo periodo storico è un pò troppo sfruttato. Sfruttato anche e soprattutto per giustificare quello che i nostri occhi spesso ci mostrano.
Ognuno deve prima di tutto pensare a fare bene il suo, e se tutti lo facessimo, ci sarebbero molti meno problemi in giro...