martedì 29 aprile 2008

SI CHIUDE IL CERCHIO…ED ORA UNA TELEVISIONE

Con la giornata di ieri si è chiuso il cerchio, ed ora abbiamo tutti i dati che ci servono per poter analizzare cos’è successo, perché è successo e cosa si può e si deve fare nel prossimo futuro.
Io ho certe convinzioni molto radicate, magari mi sbaglierò, ma è ciò che penso. Veltroni ha perso nettamente da B.; Rutelli, se si può, ancora peggio da Alemanno.
La sconfitta di Roma si può analizzare da diverse prospettive e sicuramente ha svariate cause. Tra queste ce n’è una che, seppur probabilmente non è stata quella fondamentale, sicuramente ha inciso. E’ la nazionalizzazione di un evento locale. O meglio, l’incisività che la destra è riuscita a portare nella campagna elettorale locale sfruttando le stesse carte che solitamente usa per le elezioni politiche. Televisioni, trasmissioni “politicizzate”, strumentalizzazioni alle quali il centro-sinistra e la sinistra non sono in grado di rispondere.
Ciò mi porta a credere, ancora una volta che il filo conduttore di questi 15 anni di politica italiana sia l’impossibilità (o la totale difficoltà) della sinistra e del centro sinistra di far passare il proprio messaggio agli elettori, l’impossibilità rispetto ad una destra che invece ha il potere assoluto dell’informazione, di condizionamento dell’opinione pubblica, e di instradamento e controllo delle tematiche sulle quali giocarsi le elezioni. Le vittorie del centro-sinistra negli ultimi 15 anni sono state o a livello locale (dove l’informazione nazionale ha potuto meno influenzare l’elettorato ed influire sul voto) o molto sofferte. La prima causa di tutto ciò, secondo me, è la disparità di mezzi di comunicazione.
E’ vero che uno può vincere con proposte migliore, candidati più credibili, e maggiore senso dello Stato. E’ altrettanto vero che quell’uno vincerà con un distacco molto minore se contro ha colui che interferisce tra se e il cittadino.
Allora la sinistra ed il centro sinistra devono porsi una domanda. E’ il caso di riiniziare i processi di riorganizzazione politica, di cambiamento nelle modalità di scelta degli uomini, di individuazione di nuovi punti programmatici sui quali puntare, oppure forse è il caso di concentrarsi su una nuova struttura comunicativa? Ovviamente la risposta più corretta sarebbe ‘entrambe’, oppure quelle risposte del tipo ‘l’una attività incide sull’altra’ . Ebbene, secondo me, arrivati al giorno d’oggi, incamerate le terribili sconfitte delle ultime due settimane, è venuto il momento di lavorare alla ricerca di potere mediatico. E il potere mediatico in Italia passa ancora quasi esclusivamente nelle mani della televisione.
So che sarà difficile essendoci B. al governo, so che le leggi attualmente in vigore in Italia non facilitano la sfida, ma tale sfida deve essere accettata, recepita e vinta. Il centrosinistra e la sinistra devono puntare ad avere televisioni, esattamente come le ha B. per far passare il proprio messaggio e denigrare quello dell’avversario. Il centrosinistra e la sinistra devono cercare l’aiuto dell’Europa, lo sfruttamento delle reti locali (come invece alle ultime elezioni ha fatto sempre B.), devono muoversi con qualunque mezzo al fine di accrescere il proprio potere comunicativo. Solo dopo potranno tornare a parlare di programmi, di candidati, di ideali. La cosa migliore, come da anni si dice, sarebbe quella di aprire il sistema televisivo del nostro paese al libero mercato, avere tante emittenti, avere pluralità d’informazione, avere trasmissioni e programmi di ogni parte politica. Tutto ciò, però, fino ad oggi non è accaduto, e non accadrà neppure in futuro con un governo B. alla guida del Paese. E allora, secondo me, il centrosinistra e la sinistra si devono mettere anima e corpo a combattere per questo obiettivo: potere comunicativo.

martedì 15 aprile 2008

Elezioni e cultura italiana

Da dove iniziare? Dalla cultura.
Ieri in Italia ha vinto soprattutto un certo tipo di cultura. La cultura di chi mette la furbizia al di sopra dell'intelligenza e delle capacità, di chi preferisce l'illegalità che porta a risultati (almeno apparenti) alla legalità, di chi sostiene argomentazione senza basarsi su alcun dato oggettivo e comprovato, ma sui sentimenti comuni spesso precostruiti e fomentati attraverso le televisioni. La cultura di chi ritiene Amici e Grande Fratello dei programmi televisivi. La cultura di tutti coloro che non capiscono non solo le (non) risposte dei politici, ma soprattutto le domande dei giornalisti. La cultura dei furbetti, anche quelli del quartierino. La cultura del…è giusto non pagare le tasse, perché sono troppo alte. La cultura del…è giustissimo non pagare le tasse se poi non ti beccano. La cultura del fregare il prossimo, intanto mai nessuno ti dirà niente, e pur di intascarti 2 o 4 monete in più tutto è lecito. La cultura del non leggere i dati, i bollettini dei grandi istituti di statistica. La cultura del…il conflitto di interesse non esiste, ma se esiste non è un problema significativo per le sorti del paese. La cultura del...B. può anche essere un delinquente, ed essersi arricchito illegalmente, ma intanto lo sanno tutti, e se non è mai andato in galera è perché alla fine è un grande!!!!
L’Italia ha un grosso, enorme problema culturale.
Però ieri ha votato per B. anche gente istruita e dotta, sicuramente anche persone intelligenti. Perché? Il perché è frutto di svariate motivazioni. Sicuramente un buon indizio lo ha indicato Al Gore nel suo Assalto alla Ragione: la televisione sfrutta gli stessi meccanismi del cervello che servono all’uomo per decifrare la realtà. La simulazione è rappresentazione della realtà, di corpi in movimento e di suoni. Alla televisione crediamo anche quando dice cose palesemente false. E allora l’unico modo per uscirne è avere una fortissima indole critica, ma non tutti la hanno…purtroppo.
Il problema italiano è un problema culturale e su questo secondo me Veltroni doveva basare la sua campagna elettorale. “Problema culturale” doveva ripetere, ripetere e ripetere nelle piazze,“problema culturale” e spiegarlo. Molto probabilmente l’elettorato non avrebbe capito e i risultati sarebbero stati ancora peggiori, ma nel caso si fosse riusciti a sfondare il muro, allora sì che le cose sarebbero cambiate radicalmente.
E bisogna essere onesti, il PD ha straperso le elezioni. Più di 9 punti di differenza sia alla Camera che al Senato. Più o meno 40 senatori di differenza. Come si vogliono decifrare questi dati? DISFATTA. Secondo me, umile elettore e volontario del PD, non c’è altro termine. Però mi piacerebbe fare la cronologia di questa disfatta. Secondo me ha origini molto antiche. Tralasciando le ‘dimenticate’ leggi sul conflitto di interesse e sul sistema radiotelevisivo dei governi Prodi, D’Alema, Amato della legislatura ’96-’01, passerei alle elezioni del 2006. Allora si doveva vincere e di molto, si doveva puntare a una maggioranza forte che potesse permettere al Governo di governare. Così non fu sostanzialmente per 2 motivi: - lo strapotere televisivo di B., appoggiato nella sua rimonta da tutte le sue televisioni scientemente faziose e - gli errori del centro sinistra nell’ultima fase di campagna elettorale (principalmente quelli sulla tassazione dei proventi finanziari) quando forse qualcuno, credendo di avere già la vittoria in tasca, si sentì libero di poter parlare a briglie sciolte senza pensare agli effetti che le proprie parole avrebbero provocato (e questo forse è il primo errore in ordine temporale del disastro della SA).
Durante i 2 anni o poco meno di Governo Prodi si è poi favorito in ogni modo B., già forte del quasi pareggio delle elezioni. La sinistra che critica l’esecutivo, Bertinotti che platealmente parla di fallimento del Governo quando ancora Prodi cerca con tutte le sue forze di fare il bene del Paese, una situazione dei conti pubblici da risanare, l’incapacità di certi ministri di stare davanti alle telecamere (primo fra tutti Padoa Schioppa) e ancora tanto altro. Ovvio che il Paese non ha preso bene questo mix di autoflagellazione.
Cade il Governo e inizia una nuova campagna elettorale. Veltroni fa tutto il possibile, il PD rimonta, ma non basta. Non basta anche perché B. non sbaglia quasi un colpo. Profilo serio, attacco sistematico all’UDC e alla Destra, voto utile e voto disgiunto, accentramento della discussione politica sul caso Alitalia, con tanto di richiamo all’odiato Governo Prodi ancora in carica, televisione della Libertà tutti i giorni su 40 emittenti locali, solita faziosità scientifica delle sue televisioni commerciali (che in questa campagna elettorale è stata colta dall’elettorato ancora di meno). Sfiderei chiunque a contrapporsi ad una simile macchina da guerra. Ed ecco il patatrac!!!
In tutto ciò sparisce la SA, autrice di una sequenza quasi infinita di errori ed orrori. Partendo da una situazione già critica dovuta all’esperienza della campagna elettorale del 2006 (che comunque portò a risultati normali, forse perché erano alleati di Prodi?) e della partecipazione nel Governo Prodi, Bertinotti decide di lanciarsi con uno slogan almeno anacronistico:’Fai una scelta di parte’. L’unico argomento forte è la lotta alla precarietà, minimo riferimento ai temi dell’ambiente (quando invece nel resto del mondo sono argomentazioni politiche fortissime) e soprattutto, a mio modo di vedere, mancanza di antiberlusconialismo.
Quello che è stato punto di attrazione di milioni di voti per la sinistra negli ultimi 15 anni in questa campagna elettorale è stato totalmente dimenticato. Capisco e condivido la scelta di Veltroni di non fare dell’antiberlusconismo una bandiera del PD, ma quel pacchetto notevole di voti doveva essere recuperato da qualcun altro. SA latita, Bertinotti piuttosto preferisce attaccare Veltroni sul voto utile, in realtà argomentazione quasi esclusivamente berlusconiana (almeno agli occhi dell’informazione pubblica). Gli elettori della SA si dividono tra coloro che non vanno a votare, coloro che hanno votato Veltroni quale unica possibile alternativa a B. e quanti, tanti operai del nord, hanno votato Lega perché meglio raccoglie il disagio nei confronti degli extracomunitari (e in certi casi della alta tassazione, percepita). Gli altri sono poco più del 3%.
Chi invece è riuscito ad intercettare parte di quei voti antiberlusconiani è stato Di Pietro, ma non tanto per una sua azione specifica, quanto più per gli attacchi dello stesso B. diretti a lui. Vedere i dipietristi contenti dei dati elettorali è stato per me un altro colpo al cuore. Hanno testimoniato come non ragionino da coalizione, ma semplicemente da partitino, felice per il loro +2% e non delusi per la sconfitta di Veltroni. Inconcepibile.
B. vince, stravince, e bisogna fargli i complimenti. Chi mi fa imbestialire sono i vari Bonaiuti, Schifani, Ronchi, ecc, che non hanno alcun merito nella vittoria del centro-destra. La vittoria è opera esclusiva di B., il merito è tutto suo, senza di lui e senza le sue televisioni il Centrodestra non esisterebbe. E della Lega.
Alla Lega bisogna farle i vivi complimenti, è riuscita a intercettare quantità impensabili di voti senza avere l’appoggio delle televisioni e con un leader oggettivamente non presentabile. Tutto il centrosinistra dovrebbe analizzare il lavoro della Lega per individuare i motivi della sua vittoria. Maroni si è dimostrato un politico preparatissimo, uno dei migliori nel panorama italiano. Boselli uno dei peggiori. Mi chiedo cosa volesse fare, così come Angius, e dall’altra parte Bordon.

In tutto ciò rimane un grossissimo problema, quello culturale. Più drammatico dell’enorme problema salariale, più grave di qualsiasi altro problema sociale. E anche se credessimo che B. rinsavisca, che Tremonti sia diventato un economista, che Fini abbia imparato qualcosa da D’Alema, sicuramente il problema culturale italiano non potrà che peggiorare, profondamente peggiorare, anche perché B. avrà ancor più bisogno di gente che non capisca e di gente male informata.
Oggi sono triste.

venerdì 4 aprile 2008

Qualcosa di buono

Di politica si parla sempre male. E' fuorimoda parlarne bene, ed è anche normale che sia così!!! Eppure una volta tanto voglio sottolineare un aspetto positivo di uno dei candidati premier.

Esiste un politico che per anni ha portato almeno 2 volte l'anno centinaia e centinaia di studenti delle scuole superiori della propria città in Africa e nei campi di sterminio nazisti. Alla fine di 7 anni di mandato sono stati più di 10000 gli studenti che sono stati accompagnati dal loro sindaco, insieme a partigiani che ci erano passati e che hanno potuto raccontare direttamente, nelle desolanti terre tedesche della tortura (memoria) e nelle indecenti terre sfruttate africane.

Questo vuol dire cultura, questi sono insegnamenti e questa è l'unica via per far rinascere la società italiana.

Quell'uomo è Veltroni.

martedì 1 aprile 2008

Malessere italiano

Fino a qualche giorno fa pensavo che il primo e più importante problema italiano fosse il problema dei salari, e che tutti gli altri dipendessero o fossero influenzati da quello. La questione in effetti è di primaria importanza ed io la analizzerei da due punti di vista:
- potere d'acquisto estremamente deficitario per i salari del ceto medio e del ceto basso: secondo me questo aspetto dovrebbe essere affrontato tramite la modifica di quelle leggi che agevolano lo sfruttamento del mercato del lavoro a prezzi bassi;
- mancanza di 'giusta' scalarizzazione dei salari: mi risulta evidente come i salari attuali non rispecchino le competenze, le capacità e la serietà-professionalità delle persone che li percepiscono. Da questo punto di vista faccio un discorso sia di confronto delle retribuzioni di singole persone che di salari medi per settori (i commercianti non soffrono il malessere che coinvolge grande parte del mondo dei lavori dipendenti).

Oggi credo che esista un problema ancor più alla radice rispetto a quello dei salari: quello della decenza. In Italia è sparita, scomparsa, scappata. Ormai tutti credono che il top sia essere furbi, evadere e non andare in prigione, rubare e non essere beccati, perdere tempo al lavoro e continuare a percepire lo stipendio. Fregare il prossimo. La gara in Italia consiste nel fregare il prossimo. Più frego il prossimo e più sono furbo. E perchè? Perchè più freghi il prossimo e più vivi bene, e intanto neppuno ti farà mai niente. Guarda Corona, guarda Tanzi, guarda il nano malefico....l'elenco è infinito. Tutti che ridono, tutti che scrivono libri e tutti che sono in televisione. Tutti che sono diventati esempi. E tutti che prima te l’hanno messo in culo...e continuano a ridersela. Anzi vengono ancora osannati da gente comune, con il prosciutto sugli occhi e con la mente deviata dalle pressioni tendenziose delle televisoni.

In Italia ci vuole una rivoluzone culturale. E' l'unica salvezza possibile, tutto il resto viene dopo. Non possiamo sperare in nulla di meglio se non ci sarà una rivoluzione culturale, priorità indiscussa ancor prima di ogni problematica economica.