mercoledì 17 dicembre 2008

Scuola pubblica: mancano i soldi

16 dicembre 2008
L’Onda nero-porpora di Marco Travaglio


Ora d'aria
l'Unità, 15 dicembre 2008

E’ vero, ogni giorno inghiottiamo una tal quantità di bocconi amari che ormai digeriamo anche i sassi. Ma quel che è accaduto una settimana fa, prontamente sparito dalle pagine dei giornali (in tv non ci è nemmeno arrivato) e dunque dal dibattito politico, meriterebbe una riflessione. Almeno nel centrosinistra, visto che nel centrodestra non si riflette: si obbedisce al padrone unico, o prevalente, comunque non facoltativo. Il governo Manidiforbice, sempre a caccia di soldi, aveva tagliato di un terzo (133 milioni su 540) i contributi alle scuole private “paritarie”, quasi tutte cattoliche. Poi i vescovi han protestato, minacciando di “scendere in piazza” con un’Onda nero-porpora. E in cinque minuti l’inflessibile Tremonti s’è piegato, restituendo quasi tutto il malloppo (120 milioni su 133).

Inutile discutere qui sulla costituzionalità della legge 62/2000 che regala mezzo miliardo di euro l’anno alle scuole private, in barba alla Costituzione che riconosce ai privati il diritto di creare proprie scuole, ma “senza oneri per lo Stato”. Qui c’è un Paese allo stremo, dove - a causa della crisi finanziaria e dei folli sperperi su Alitalia e sull’Ici - si taglia su tutto, a partire da scuola pubblica, università pubblica, ricerca pubblica. E’ troppo chiedere anche ai genitori che mandano i figli in istituti privati, dunque non proprio spiantati, di contribuire una tantum ai sacrifici per il bene di tutti? Quel che è accaduto in Parlamento dimostra che sì, è troppo. Anzi, non se ne può nemmeno discutere. Non solo il Pdl ha obbedito senza fiatare al “non possumus” vescovile. Non solo il Pd non ha detto una parola contro la sacra retromarcia tremontiana. Ma il ministro-ombra dell’istruzione Mariapia Garavaglia ha addirittura presentato al Senato una mozione per “l’immediato ripristino dei 133 milioni al fondo scuole paritarie”, e financo per l’aumento dello stanziamento in base alle promesse “del precedente governo”. Mozione firmata anche dai senatori Pd Rusconi, Bastico, Ceruti, Serafini, Soliani, Pertoldi e Vita, in nome di un imprecisato “diritto costituzionale”.

Le finalità dichiarate sono nobilissime: evitare danni agli asili, che specie nei piccoli comuni sono esclusivamente privati. Ma forse tanto allarmismo sarebbe stato più serio se accompagnato da qualche proposta per recuperare altrove le risorse necessarie: per esempio dando una ritoccatina al regime fiscale degl’immobili del clero che, anche quando dichiaratamente a scopo commerciale, in Italia sono esentasse. Certo, la cosa avrebbe suscitato non una, ma cento “onde” vaticane di protesta. Ma perché non prendere in parola il fondamentale discorso del Papa, l’altroieri, sul valore decisivo - per lo Stato e per la Chiesa - della separazione Stato-Chiesa? Cioè della laicità delle nostre istituzioni? Non si tratta di tornare al vetero-anticlericalismo ottocentesco. Basta ricordare quel che scrisse nel 1952 a Pio XII un cattolico doc come Alcide De Gasperi, quando il Papa gli revocò l’udienza privata nel trentesimo anniversario del suo matrimonio per essersi opposto al diktat vaticano di allearsi con i fascisti alle elezioni comunali di Roma: “Come cristiano accetto l’umiliazione, benchè non sappia come giustificarla. Come presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, la dignità che rappresento e della quale non possono spogliarmi neppure nei rapporti privati, m’impongono di esprimere lo stupore per un gesto così eccessivo”. Parole sante, e durissime. C’è qualche politico italiano, a destra o a sinistra, che oggi saprebbe ripeterle.

martedì 16 dicembre 2008

Sempre a proposito di democrazia




Ascoltare con molta attenzione perchè questo è ciò che ci aspetta.
Pongo inoltre un paio di domande estremamente importanti: siamo veramente contenti di continuare a sostenere governi corrotti che ci porteranno piano piano a una nuova dittatura? Non ce n'è bastata già una? E' veramente questa l'immagine del nostro paese che vogliamo e che sembriamo difendere con tanto accanimento?
La domanda è rivolta a tutti, di destra e di sinistra, perchè la corruzione, il regime e la mafia non hanno colore!

lunedì 15 dicembre 2008

Siamo ancora in un paese democratico?

(14 Dicembre 2008)

Il telefono caldo di Paolo Mieli e l'informazione a luci rosse



Carlo Vulpio è un giornalista. Dall'inizio del 2007 seguiva le inchieste "Poseidon", "Why Not" e "Toghe Lucane" per il Corriere della Sera. Dal 3 dicembre non può più farlo. Nel suo ultimo articolo ha fatto i nomi di magistrati, di politici e di imprenditori coinvolti nell'inchiesta della Procura di Salerno in seguito alla denuncia di Luigi De Magistris. Subito dopo ha ricevuto una telefonata in cui è stato sollevato dall'incarico da Paolo Mieli, direttore del Corriere della Sera. I nomi erano troppi, il tanfo era insopportabile anche per i lettori del Corriere.
Mieli, lo dica qui in Rete prima che sia ridotta come i giornali servi del potere con la legge fotti blogger di Cassinelli. Ci dica chi ha telefonato a lei per invitarla a disfarsi di Vulpio? Uno della lista? Un membro del consiglio di amministrazione di RCS? O ha fatto tutto da solo? Altrove, in altri Paesi, in Francia o negli Stati Uniti, un gesto come il suo non sarebbe stato apprezzato. L'avrebbero cacciata. Qui la premieranno, magari con la direzione del Tg1.
Leggere l'elenco di Vulpio, dal CSM, alla Corte d'Appello, alla Corte di Cassazione è come sollevare il tombino di una fogna. In Italia siamo tutti al di sotto di ogni sospetto.

Dall'articolo di Carlo Vulpio del 3 dicembre 2008:
"Non era mai accaduto prima in Italia, che una procura della Repubblica fosse «circondata» come un fortino della malavita. Ieri è successo alla procura di Catanzaro, che per tutta la giornata e fino a tarda sera è stata letteralmente accerchiata da cento carabinieri e una ventina di poliziotti, tutti arrivati da Salerno. Con i carabinieri del Reparto operativo e i poliziotti della Digos, sono entrati in procura ben sette magistrati, tra i quali il procuratore di Salerno, Luigi Apicella, e i titolari dell' inchiesta, Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani. Hanno notificato avvisi di garanzia e perquisito case e uffici dei magistrati calabresi che hanno scippato le inchieste "Poseidone" e "Why Not" all' ex pm Luigi de Magistris (ora giudice del Riesame a Napoli) e dei magistrati che queste inchieste hanno ereditato, «per smembrarle, disintegrarle e favorire alcuni indagati», scrivono i pm salernitani. Tra gli indagati "favoriti", l' ex ministro della Giustizia, Clemente Mastella, il segretario nazionale Udc, Lorenzo Cesa, l' ex governatore di Calabria, nonché ex procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Chiaravalloti, il generale della Guardia di Finanza, Walter Cretella Lombardo, l' ex sottosegretario con delega al Cipe, Giuseppe Galati (Udc), Giancarlo Pittelli, deputato di Forza Italia, il ras della Compagnia delle Opere per il Sud Italia, Antonio Saladino.
Ma questo è solo il troncone calabro. Gli stessi magistrati salernitani, infatti, stanno indagando anche in altre due direzioni. La prima riguarda uno stuolo di giudici lucani coinvolti nella "madre di tutte le inchieste" sul marcio nella magistratura (l' inchiesta "Toghe Lucane", che de Magistris è riuscito a "chiudere" prima di essere frettolosamente trasferito). La seconda andrebbe diritta verso alcuni membri del Csm: per esempio, il vicepresidente Nicola Mancino e i presunti legami con Antonio Saladino, figura chiave di "Why Not", il procuratore generale della Corte di Cassazione, Mario Delli Priscoli, andato in pensione qualche giorno fa, e il sostituto procuratore generale della Cassazione, nonché governatore (Ds) delle Marche per dieci anni, Vito D' Ambrosio, che in Csm sostenne l' accusa per far trasferire de Magistris. Ce n' è anche per l' Associazione nazionale magistrati e per il suo presidente, Simone Luerti. Molto amico di diversi indagati eccellenti quando faceva il magistrato in Calabria, Luerti non ha mai perso occasione di esternare contro de Magistris. Quando poi, qualche mese fa, si è scoperto che incontrava regolarmente Saladino e Mastella nella sede del ministero della Giustizia, mentre lui negava, Luerti s' è dovuto dimettere dalla carica di presidente dell' Anm. Nel decreto di perquisizione eseguito ieri, 1.700 pagine, i pm di Salerno accusano di concorso in corruzione in atti giudiziari - per aver tolto "illegalmente" a de Magistris "Why Not" e "Poseidone" - il procuratore di Catanzaro, Mariano Lombardi, il procuratore aggiunto, Salvatore Murone, il procuratore generale reggente, Dolcino Favi, il parlamentare Giancarlo Pittelli e «l' uomo ovunque» Antonio Saladino. Ma accusano anche il sostituto procuratore generale Alfredo Garbati, il sostituto procuratore generale presso la Corte d' Appello Domenico De Lorenzo e il pm Salvatore Curcio di aver preso in eredità quelle scottanti inchieste al solo scopo di farle a pezzi. Mentre il procuratore generale Vincenzo Iannelli e il presidente di Sezione del tribunale Bruno Arcuri si sarebbero dati da fare non solo "per archiviare illegalmente" la posizione di Mastella ("la cui iscrizione tra gli indagati era invece doverosa"), ma anche "per calunniare de Magistris e disintegrarlo professionalmente". Poi, dicono i pm campani, Iannelli, per una causa che gli sta a cuore, fa intervenire Chiaravalloti su Patrizia Pasquin, giudice del tribunale di Vibo Valentia, che poi sarebbe stata arrestata. Così, da magistrato a magistrato, come da compare a compare."

Carlo Vulpio

Il governo delle leggi ombra

(giovedì, dicembre 11, 2008)

via libera del Governo alla privatizzazione dell'acqua pubblica...art. 23bis del decreto legge 112 Tremonti

Pubblicato da Generazione V

Mentre nel paese imperversano annose discussioni sul grembiulino a scuola, sul guinzaglio per il cane e sul flagello dei graffiti, il governo Berlusconi senza dire niente a nessuno ha dato il via alla privatizzazione dell'acqua pubblica.
Il Parlamento ha votato l'articolo 23bis del decreto legge 112 del ministro Tremonti che afferma che la gestione dei servizi idrici deve essere sottomessa alle regole dell'economia capitalistica.
Così il governo Berlusconi ha sancito che in Italia l'acqua non sarà più un bene pubblico, ma una merce e, dunque, sarà gestita da multinazionali internazionali (le stesse che già possiedono le acque minerali).
Già a Latina la Veolia (multinazionale che gestisce l'acqua locale) ha deciso di aumentare le bollette del 300%.
Ai consumatori che protestano, Veolia manda le sue squadre di vigilantes armati e i carabinieri per staccare i contatori.
La privatizzazione dell'acqua che sta avvenendo a livello mondiale provocherà, nei prossimi anni, milioni di morti per sete nei paesi più poveri. L'acqua è sacra in ogni paese, cultura e fede del mondo: l'uomo è fatto per il 65% di acqua, ed è questo che il governo italiano sta mettendo in vendita.
L´acqua che sgorga dalla terra non è una merce, è un diritto fondamentale umano e nessuno può appropriarsene per trarne illecito profitto.
L´acqua è l'oro bianco per cui si combatteranno le prossime guerre.
Guerre che saranno dirette dalle multinazionali alle quali oggi il governo, preoccupato per i grembiulini, sta vendendo il 65% del nostro corpo.

(tratto da liberacittadinanza)

venerdì 12 dicembre 2008

Povera Al-Italia!!

INCHIESTA/ Pioggia di lettere che annunciano la cassa integrazione. Scelte senza logica
Il timore e il disagio dei lavoratori di fronte un'azienda in piena autodistruzione

Tra caos, sofferenza e paura
gli ultimi giorni tristi di Alitalia

In una settimana, due hostess si sono suicidate: non si può collegare
i loro gesti alla situazione, ma il clima, di certo è seriamente deteriorato
di MASSIMO RAZZI


ROMA - Le lettere dell'Alitalia che annunciano la cassa integrazione arrivano a pioggia, senza senso e senza una spiegazione. Le ricevono l'assistente di volo vicino alla pensione, ma anche la coppia sulla quarantina o il pilota giovane appena passato comandante: "Sembra che lo facciano apposta, sembra che oltre a toglierci il lavoro debbano anche umiliarci - dice A. U., hostess con una ventina d'anni di anzianità - Io non l'ho ricevuta, ma altri che hanno la mia stessa età e anzianità, sì. E allora, le voci girano, tutti fanno congetture, si fanno domande, si chiedono il significato...".

"Il significato non c'è - spiega Paolo Marras, della segreteria nazionale Sdl, uno dei sindacati degli assistenti di volo che non hanno firmato l'accordo con Cai - Anche noi stentiamo a trovare una logica in tutto questo. E' l'intera procedura sulla cassa integrazione che è sbagliata. D'altra parte, è figlia dell'assoluta genericità dell'accordo di novembre che dice: 'l'azienda, progressivamente, collocherà in cassa integrazione il personale utilizzando, ove possibile, il criterio di rotazione...". Le lettere, dunque, arrivano da martedì 9 dicembre e quasi nessuno riesce a capire se saranno le ultime: se significano il preludio del licenziamento, o se servono solo a far fronte alla riduzione dell'operatività (il taglio dei voli) che la compagnia sta attraversando in questi giorni. "Ci voleva poco - aggiunge Marras - a spiegare, nelle stesse missive o in un comunicato a parte, il senso di questo modo di agire". Ieri, un centinaio di dipendenti dell'Alitalia ha occupato gli uffici del personale per avere delle risposte dirette. "Hanno detto che le lettere riguardano solo l'operatività e non hanno altro significato. Ma vallo a spiegare alla gente...".

Effettivamente, le buste che sono arrivate a diverse centinaia di lavoratori contengono brevi testi che si limitano a comunicare: "a partire da... lei è in cassa integrazione. Distinti saluti, il commissario Augusto Fantozzi". Le altre lettere, quelle delle eventuali assunzioni alla Cai, non sono ancora partite. Si lavora, dunque (o si sta a casa), in un limbo, come sospesi.

Lettere appena un po' più articolate, con qualche riferimento all'attività svolta e ai diritti maturati e un augurio "per il prosieguo della sua attività professionale" sono arrivate da un giorno all'altro, a 45 manager dell'azienda. E da un minuto all'altro questi dirigenti hanno avuto il "pass" aziendale disattivato e sono stati accompagnati alla porta da un uomo della sicurezza.

"La gente - spiega A. U. - vive da mesi in uno stato di tensione continua. Prima ci hanno detto che eravamo la rovina della nazione. Non è così: abbiamo lavorato tanto e fatto sacrifici per questa azienda... Ma nessuno ci crede. Poi, a poco a poco, siamo precipitati nel baratro: le promesse elettorali, gli errori del sindacato... Tutto pagato solo da noi, sulla nostra pelle".

Pelle che, adesso, brucia. Si vive con la paura, il clima è pesante. In volo e nei trasferimenti, non si parla d'altro. Le regole, intanto, sono già cambiate. Non c'è ancora un nuovo accordo contrattuale, ma Alitalia (ormai eterodiretta da Cai) applica criteri molto più pesanti: "Utilizzano gli standard minimi europei - spiega A. U. - , quelli al di sotto dei quali non possono volare senza perdere le licenze. Sugli MD80 e sugli Airbus 320 si vola anche con due o tre persone in cabina. Prima eravamo in quattro. Sono livelli da compagnia 'low cost', non da compagnia di bandiera...".

Chissà quanto è pesata la paura del futuro e dell'ignoto nelle scelte estreme di B.B. una hostess romana di 39 anni e di F. P. una sua collega genovese. Entrambe si sono suicidate nel giro di una decina di giorni (il secondo caso è dell'altro ieri). Nessuno osa collegare direttamente i loro gesti con la crisi della compagnia, ma tutti, parlandone a bassa voce tra un volo e l'altro, fanno ragionamenti tanto ovvi quanto agghiaccianti: "Ne discutevamo ieri con dei colleghi - racconta A. U. - Ci guardavamo, cercavamo di capire. E' vero, nessuno può dir nulla di quello che succede nella testa e nel cuore di una persona... di quello che ti porta a una scelta così. Ma tutti eravamo d'accordo che se uno ha dentro una grossa fragilità, una sofferenza, un dolore personale; se uno sta male, tutto questo che sta accadendo a noi e intorno a noi può diventare una spinta importante, se non determinante a un gesto così grave e terribile". Oltre, nessuno si sente di andare, ma qualcuno dovrà cominciare a pensare se due suicidi in dieci giorni in una categoria di poche migliaia di persone unite da un destino drammatico, sono ascrivibili alla normalità.

La normalità, all'Alitalia, se n'è andata da tempo. Con i turni di dicembre, ad esempio: uguali per tutti; tutti di "riserva". Il programma dei voli di dicembre, dunque, non esiste. La compagnia non è stata in grado di assegnare un solo lavoratore a una tratta: "Di giorno in giorno ti chiamano e ti dicono cosa farai domani - spiega A. U. - se volerai, dove andrai, se sarai di riposo. Impossibile programmare alcunché nella propria vita. Se hai dei bambini, non sai nemmeno se domani potrai accompagnarli a scuola". E pensare che in altre compagnie europee, il dipendente può collegarsi da casa al sistema aziendale, verificare i suoi voli, proporsi, se gli conviene per tratte e orari che preferisce. In Alitalia non è mai stato così: "Hanno sempre voluto gestire turni e orari come una riserva di potere senza che i dipendenti potessero avere voce in capitolo in modo trasparente. Così anche questo è diventato oggetto di favori, di scambi, di clientele". E favori, scambi, clientele sono sicuramente fra le cause della morte della compagnia.

Ai lavoratori tutto questo suona come una punizione inutile: "Perché - spiega ancora A. U. - una persona può fare i conti con la perdita del posto di lavoro, può elaborarla come si fa con un lutto. Ma se a tutto questo si aggiungono fatti incomprensibili, caos, disorganizzazione e umiliazioni e se tutto continua ormai da mesi, allora uno non capisce più niente e comincia a perdere anche autostima, a chiedersi cosa ha fatto di male per meritarsi una punzione così".

"Vede - conclude Marras - questa non è una ristrutturazione industriale... E' un disastro, un disastro aereo è l'esplosione di un'azienda. Noi cerchiamo di informare la gente, diciamo a tutti di non attribuire alcun valore definitivo alle lettere di cassa integrazione, di restare uniti, per quanto possono.... E speriamo, perché Cai, alla fine, si accorgerà che i 12.689 assunti non basteranno per la piena operatività e dovranno cominciare ad prendere gente dai cassaintegrati e dai precari".
(Da Repubblica 12 dicembre 2008)




Vorrei ricordare ai lettori qualche piccolo dettaglio:

la CAI nasce il 26 agosto 2008 su iniziativa, guarda caso, della San Paolo Imi e di Roberto Colaninno.
L'imprenditore Colaninno noto per i suoi precedenti penali ( Condannato a 4 anni e 1 mese per bancarotta nel crac Italcase-Bagaglino nel dicembre 2006, interdetto dai pubblici uffici per 5 anni, pene condonate grazie alla legge sull'indulto), ha un figlio, Matteo, deputato dal 2008 nelle file del Partito Democratico.
Sul libro di Dragoni "La paga dei padroni" vengono spiegati i meccanismi attraverso i quali Roberto Colaninno, coadiuvato da Rocco Sabelli, compivano alcune delle eccellenti scalate di casa nostra.
Tra le 'altre cita l'acquisizione della Telecom e quella della Piaggio.
Dragoni scrive che nella maggior parte dei casi i capitali utilizzati per l'acquisizione delle società vengono scaricati sulle aziende stesse sotto forma di debiti, aziende che si trovano a ripartire con uno "zaino" pesante.
Non si ferma solo a questo ma spiega anche come i compensi dei manager derivino dalle speculazioni azionarie a danno dei risparmiatori che investono su queste nuove società non appena esse vengono quotate in borsa.
Le azioni vengono poste sul mercato a prezzi gonfiati , i manager realizzano i propri guadagni vendendo le azioni che si sono assegnati , poi le azioni scendono al loro reale valore di mercato e gli unici a rimetterci sono gli investitori ed i piccoli risparmiatori.

Veniamo al Consiglio di Amministrazione:

Presidente Roberto Colanino ( di cui sopra )

Amm. Delegato Rocco Sabelli ( Inizia la sua carriera in GEPI dove si occupa di fusioni e acquisizioni. Dal 1985 fa carriera nell'ENI fino ad occupare il ruolo di presidente e amministratore delegato di Nuova Ideni, una società del gruppo. Dal 1993 al 2001 è nel gruppo Telecom Italia. Nel 2002 è tra i fondatori di Omniainvest di cui diviene amministratore delegato. Nel 2003 è amministratore delegato IMMSI e in seguito della controllata Piaggio. In entrambe le società si dimette nel 2006. Nel 2007 entra in Tiscali come consigliere non esecutivo, nello stesso anno costituisce la società Data Holding 2007 srl.)

Consigliere Gianluigi Aponte

Consigliere Massimiliano Boschini

Consigliere Francesco Caltagirone Bellavista (Francesco Caltagirone, il suocero di Pierferdinando Casini, imputato a Perugia per corruzione giudiziaria insieme a Squillante. Ed è cugino di Francesco Bellavista Caltagirone, marito di Rita Rovelli, figlia di Nino, il grande corruttore del caso Imi-Sir. Guarda un po’, alle volte, le combinazioni. )

Consigliere Carlo D'Urso ( indaffarato con le banche )

Consigliere Corrado Fratini

Consigliere Andrea Guerra

Consigliere Salvatore Mancuso

Consigliere Fausto Marchionni

Consigliere Francesco Paolo Mattioli

Consigliere Gaetano Micicchè

Consigliere Angelo Riva

Consigliere Carlo Toto

Consigliere Marco Tronchetti Provera



Gli azionisti:


Il gruppo Benetton tramite Atlantia immsi spa ( famosa per esser sempre presente agli intrighi di corte )

Il gruppo Aponte ( navi da crociera Mac )

Il gruppo Riva ( gruppo siderurgico italiano e mondiale per eccellenza ma con qualche guaio giudiziario legato ad inquinamenti, infortuni sul lavoro ect. )

Il gruppo Fratini tramite Fingen spa ( c'è Della Valle dietro )

Il gruppo Ligresti tramite Fondiaria Sai spa ( questo è scandaloso )

Il fondo Equinox S.A di Salvatore Mancuso ( Salvatore Mancuso nel 2007 la sua nomina alla Presidenza del Banco di Sicilia, con il consenso di Totò Cuffaro e le congratulazioni di Francesco Musetto, viene salutata come un evento. Ma di li a poco dovrà dimettersi. Il suo fondo Equinox, con sede in Lussemburgo, è presente in molte operazioni discutibili. Così Mittel, finanziaria guidata da Giovanni Bazoli (presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo), e il fondo Equinox di Salvatore Mancuso hanno sottoscritto un accordo con Banca Mps e Banco Popolare, creditrici di Fingruppo, per liquidare in bonis Hopa, la società della galassia del finanziere bresciano Emilio Gnutti - finito in disgrazia in seguito alla calda estate dei furbetti del quartierino, anno 2005, quando fu coinvolto nella vicenda giudiziaria delle scalate bancarie e delle intercettazioni telefoniche - e degli imprenditori a lui vicini. Qualche giorno prima di partecipare alla cordata Alitalia acquista il 65% di Air Four, compagnia aerea executive con sede a Milano. )

Il fondo Clessidra SGR spa di Claudio Sposito ( uno degli uomini chiave del salvataggio di Fininvest dal fallimento all’inizio deglia anni ’90. All’epoca operava come plenipotenziario italiano per conto della banca d’affari Morgan & Stanley ed il rapporto con Berlusconi divenne così solido che nel 1998 diventerà amministratore delegato di Fininvest. Nel 2003 ritroviamo Sposito ed il suo fondo Clessidra ad operare con Gnutti, Presidente di Hopa, con l’intervento di Mediobanca. Sposito controlla oggi ADR, che gestisce gli aeroporti di Roma)

Toto Costruzioni ( Carlo Toto arrestato con un funzionario Anas in una delle poche indagini pre-mani pulite. L’accusa per falso riguarda l’appalto del ponte sul fiume Comano (crollato nel giugno del 1980).

Il gruppo Fossati tramite Findim Group spa ( La finanziaria Findim entra nel giro Telecom, quando Tronchetti Provera lascia. Si dichiara convinto che la società nei prossimi due anni migliorerà fortemente. Si fa portatore di un piano alternativo per il rilancio Telecom, che prevede l’ingresso nella società di Mediaset. Per convincere Silvio Berlusconi, Fossati ha addirittura portato Alierta (della spagnola Telefonica socia di telecom) ad Arcore appoggiandosi al lavoro diplomatico di Alejandro Agag, genero dell´ex premier spagnolo Aznar ed ex segretario del Ppe, e di Flavio Briatore, entrambi amici del Cavaliere. Gli stessi uomini che tre anni fa fiancheggiavano la scalata di Stefano Ricucci al Corriere della Sera. Ma intanto il titolo scende.)

Il gruppo Marcegaglia spa ( Il Gruppo Marcegaglia è un gruppo industriale e finanziario che opera in Italia e all’estero con 50 società e più di 6.500 dipendenti nel settore metalsiderurgico e in una serie diversificata di altri comparti produttivi. Il gruppo, che è interamente controllato dalla famiglia Marcegaglia, fattura 4,2 miliardi di euro ed ha registrato nello scorso decennio un tasso di crescita medio del 15 per cento (del 20 per cento negli ultimi 5 anni).
Nel 2006 Steno Marcegaglia, imputato nel processo 'Italicase-Bagaglino', viene condannato a 4 anni e un mese per il reato di bancarotta preferenziale, in parte condonato.
Nel 2008 la Marcegaglia Spa ha patteggiato una sanzione di 500 mila euro più 250 mila euro di confisca per una tangente di 1 milione 158 mila euro pagata nel 2003 a Lorenzo Marzocchi di EniPower.
La sua SpA controllata N.e./C.c.t. spa ha invece patteggiato 500 mila euro di pena, e ben 5 milioni 250 mila euro di confisca.
Oltre al patteggiamento dell'azienda, Antonio Marcegaglia ha patteggiato 11 mesi di reclusione con sospensione della pena per il reato di corruzione.
Addirittura ad oggi , su segnalazione delle Autorità svizzere, sono in corso indagini per accertare l'utilizzo e la legalità di diversi conti cifrati all'estero.

Il gruppo Acqua Pia Antica di Francesco Caltagirone Bellavista ( Lo troviamo socio di Hopa, sembra con i finanziamenti erogati dalla ex Popolare Lodi alla società off shore Maryland, utilizzata in passato anche per comprare Rcs e titoli della stessa Popolare Lodi. Risulta indagato nell’ inchiesta sull’ aggiotaggio Antonveneta. Insieme a Sergio Billè (già Presidente di Confcommercio) risulta coinvolto nelle vicende che riguardano il “furbetto del quartierino” Stefano Ricucci.)

Il gruppo Gavio tramite Argo Finanziaria spa ( i suoi successi autostradali” si determinano grazie ai suoi rapporti politici, in particolare con il Partito Socialdemocratico di Romita e Nicolazzi. All’epoca del Ministro Prandini (pluricondannato) ottiene mille miliardi di appalti pubblici. Nel 1992 il suo amministratore delegato Bruno Binasco è stato imputato in processi per corruzione (è stato infine condannato insieme a Primo Greganti per finanziamento illecito ai partiti, nell’ambito dei processi di Mani Pulite). Su di lui nel 1992 fu spiccato un mandato di cattura, per presunte tangenti a Gianstefano Frigerio, segretario regionale DC, riguardo l’appalto per l’allargamento della Milano-Genova. Gavio si rifugiò all’estero, a Montecarlo, fino al settembre ‘93, fino a quando decise di presentarsi ai giudici di Milano, dove si salvò grazie alle solite prescrizioni. Interessanti le intercettazioni con il Ministro Lunardi ed Emilio Fede: dimostrano il suo metodo di lavoro. Risulta indagato, insieme a Ugo Martinat, nelle vicende della Torino-Lione. Attraverso Argofin controlla un terzo di Impregilo, in cui entra poco prima dell’appalto per il Ponte di Messina. )

Il gruppo Macca srl di Davide Maccagni

Marco Tronchetti Provera

Intesa San Paolo Imi

Questi ultimi son nomi e storie famose, contrassegnate da continui raggiungimenti d'inchieste e archiviazioni.



Su queste persone è stata fondata una campagna elettorale e la persona che l'ha sostenuta oggi è Presidente del Consiglio. Ricordiamoci anche questo!

giovedì 11 dicembre 2008

Rimedi contro la nausea.....

10 dicembre 2008, in Marco Travaglio
Easy handcuffs



Zorro
l'Unità, 10 dicembre 2008

Arrestato per corruzione e frode il governatore democratico dell’Illinois, Rod Blagojevich: dopo mesi di intercettazioni, è accusato di aver tentato di vendere la poltrona senatoriale liberata da Obama. L’Fbi - rivela il Chicago Tribune - indagava su di lui da tre anni per tangenti in cambio di assunzioni. “Le accuse sono sconvolgenti”, dichiara il procuratore Fitzgerald: “Blagojevich ha preso tangenti e usato il suo incarico per frenare la libertà di critica della stampa”. Immediate le reazioni. George Neapolitan è “allarmato per l’ennesima guerra fra politica e magistratura” e chiede gli atti alla procura. Il Csm si prepara a trasferire Fitzgerald in Alaska. Silvio Dwarf è solidale con Blagojevich, “vittima delle manette facili e del giustizialismo delle toghe rosse che calpestano la privacy”. Sull’Evening Courier, Angel Whitebread domanda: “Era proprio necessario questo arresto-spettacolo?”. Casparr, Chikkitt, Bondy e Little Sheep denunciano in una nota “l’abuso di intercettazioni e il circuito mediatico-giudiziario, impensabili nelle vere democrazie come gli Usa”. Little Angel Alphanous invia gl’ispettori a Springfield e invita i democratici a “votare le mie riforme della giustizia e delle intercettazioni”. Max Little Moustache e Anne Fennel aprono al dialogo. Per Lucian Violator “i giudici han troppo potere sui politici, dobbiamo riscrivere la Costituzione con Blagojevich, non appena sarà scarcerato”. Daniel Big Nipple sfida i democratici: “Ora chiedano scusa ad Al Capone”. In un pizzino rinvenuto per caso, Nicholas The Tower scrive: “Io non posso dirlo, ma queste intercettazioni cominciano a starmi sul cazzo”.

(Vignetta di Roberto Corradi)


Scusate ma la pubblico perchè è meravigliosa! Ogni tanto un po' di umorismo sottile serve e fa riflettere, anche perchè oggi, come ogni mattina, ho aperto La Repubblica online e mi sono rovinato la giornata......mi serviva qualcosa contro il rigetto come si assume caffeina per alleviare il sonno.
Se volete provare le stesse nauseanti emozioni......qui

mercoledì 10 dicembre 2008

Il caso De Magistris visto da loro...

GIUSTIZIA: CASINI, MAGISTRATURA E' UN POTERE IMPAZZITO


(ASCA) - Roma, 9 dic - ''Ormai in Italia c'e' un potere impazzito, quello della giustizia''. Lo afferma Pierferdinando Casini intervenendo a Radio anch'io sostenendo, prendendo spunto dallo scontro fra le procure di Salerno e Catanzaro, che ''e' inammissibile tollerare una guerra tra bande''. Per Casini ''bene ha fatto Napolitano con il suo duro monito e bene ha fatto ad intervenire il Csm (che ha trasferito il Pg di Salerno e il procuratore di Catanzaro - ndr). Anche se - prosegue - e' la prima volta che il Consiglio batte un colpo, essendosi in passato preoccupato solo di aggiustare i conflitti tra le corrente''.

Insomma, ''la guerra tra bande va fermata con un intervento sereno'' e sicuramente la questione giustizia, chiarisce Casini riferendosi alle sollecitazioni di Umberto Bossi a favore della riforma federale, ''e' prioritaria rispetto al federalismo''. A questo punto, conclude Casini, ''noi siamo pronti a sederci ad un tavolo con il ministro Alfano, con la maggioranza per definire gli interventi'', a partire dal ruolo della polizia giudiziaria e del Csm e dalla questione dell'obbligatorieta' dell'azione penale.


Altro articolo in merito all'argomento


Continuano continuano e ancora continuano!
Non si fermeranno mai a dare notizie false e manipolare l'informazione.
I nostri politici ormai preparano i discorsi a casa, si scrivono la frasetta su un foglietto e si fiondano su tutti i media a raccontarla, consapevoli che nessuno proverà a fargli domande, nessuno obbietterà, nessuno proverà minimamente a menzionare i fatti. Viviamo in un paese surreale, dove la verità è sotto gli occhi di tutti e al tempo stesso lontana ai più, perchè coperta dalla benda mediatica che in molti ignorano e che trasforma lo sterco in caviale! Basta un piccolo gesto per liberarsi da tutto questo, basta sfilare la benda!
Facciamolo, siamo ancora in tempo. Solo allora saremo pronti per sollevare questo paese e liberarci delle canaglie che da troppo tempo ormai sono diventate solo degli abusivi del nostro parlamento.

martedì 9 dicembre 2008

Il caso De Magistris



Sempre per tenersi un po' informati e svincolati dalla stampa che, come vedrete, non sempre si schiera dalla parte dell'imformazione!
In Grecia una rivoluzione civile sta nascendo esattamente per gli stessi motivi (qui): politiche scellerate e corruzione ai limiti del tollerabile. Estremisti loro o narcotizzati noi? E' un interrogativo molto serio sul quale riflettere.

sabato 6 dicembre 2008


Personalmente tovo che questa vignetta sia geniale, presa da "internazionale".

Gustatevela!

Gabriele

giovedì 4 dicembre 2008

Credo...

Io credo che l'IVA su Sky non sia un buon argomento politico, credo che stia coprendo altri temi, come troppo sovente accade sui media italiani.
Io credo che il Governo inizi a essere in difficoltà, ma credo che il PD non solo non ne stia approfittando, ma come al solido si stia dando la zappa sui piedi.
Io credo nelle primarie, chi vince vince, e gli altri devono remare nella stessa direzione. Io credo che gli atteggiamenti di D'Alema e dei dalemiani non facciano bene al partito, credo ci vorrebbero tante persone con le capacità di D'Alema, ma queste dovrebbero essere instradate nelle logiche di partito.
Credo che il PD del Nord porterebbe tanti voti nuovi, ma non so se sarebbe la cosa giusta. Sono sicuro che la creazione del PD del Nord vorrebbe dire che il PD attuale non è pronto per essere forte anche al Nord, non riesce a leggere, capire e rispondere alla gente del Nord e alle sue esigenze. E mi chiederei il perchè!
Credo che le differenze tra il Nord e il Sud del paese siano profonde, e partano proprio da logiche mentali delle persone. Le differenze sono tali perchè partono proprio a livello spicologico.

Credo che le moschee non siano un problema!
Credo che l'Italia potrebbe almeno provare ad imparare qualcosina dagli USA, l'unica vera cosa bella degli USA: proviamo ad inglobare gli stranieri e considerarli come noi, non extracomunitari come extracomunitari, ma extracomunitari persone come noi.

lunedì 1 dicembre 2008

La compagnia di bandiera

Invito chiunque non avesse potuto o avesse optato per altre trasmissioni, di guardare lo spezzone di inchiesta di Report riguardo la vicenda Alitalia, trasmessa in data 30 Novembre 2008 (qui).
Non mi dilungo troppo sulla vicenda perchè gli argomenti trattati parlano da sè e offrono innumerevoli spunti di riflessione. Cominciamo a interrogarci su quale sarà il futuro del nostro paese perchè le misure adottate con Alitalia nascono in un periodo già critico e potrebbero riflettersi in nuove situazioni, quando altre categorie di lavoratori dipendenti saranno costrette a rivedere il proprio contratto. E' chiaro che si sta delineando uno scenario dove i più elementari diritti vengono violati quotidianamente nel completo assenso e silenzio dei mezzi di informazione con grave danno per l'intero paese. Di questo passo gli unici superstiti di questa crisi saranno i nostri "imprenditori di punta", gli affaristi della nuova Italia, gli immobiliaristi da quattro soldi! Cominciamo a riflettere a lungo su tutto questo perchè solo noi, attraverso il voto, attraverso i referendum, attraveso la partecipazione, possiamo dare un messaggio a chi ci governa, solo il nostro spirito critico può turbare le menti serene dei politici perchè minaccia l'unica cosa a cui sono legati: il voto.
Leggere, leggere, leggere e riflettere!
Rinnovo il mio invito al "voto pulito": ogni volta che siamo chiamati a votare, prendiamo conoscenza dei candidati e delle coalizioni che li rappresentano e diamo il nostro voto solo a chi si presenta ripulito di pregiudicati e condannati, cominciamo a fargli capire che di delinquenti ne abbiamo avuti già abbastanza!

venerdì 28 novembre 2008

Il piccolo compenso per il lavoro di Augusto Fantozzi




"...E, nell'attesa della start-up della nuova compagnia, scoppia una polemica sul compenso chiesto da Fantozzi per il ruolo di commissario straordinario di Alitalia. Secondo indiscrezioni arrivate in Parlamento, si tratterebbe di circa 15 milioni. Il Partito Democratico e l'Italia dei Valori hanno chiesto oggi in Aula alla Camera che il governo riferisca subito in materia. Interrogazione analoga è stata presentata dalla leader del Movimento per l'Italia Daniela Santanché...."

Pezzo tratto da un articolo di La Repubblica 27 novembre 2008


Mi pare un compenso più che adeguato dal momento che metà del personale di Alitalia rimarrà per strada e gli italiani vedranno addebitato il debito della Bad Company!
Senza contare i migliaia di cassaintegrati che cominciano ad affollare le strade per effetto della crisi e per i quali si è riusciti al massimo a sborsare quella porcata della Social Card!
Parole di Tremonti: nel paniere mancano i soldi per provvedimenti più cospiqui. Peccato che per politici & Co. i contanti facili non manchino mai!
Ma soprattutto la gente si chiede: a cosa è dovuta una simile ricompensa? Per qualche mese di lavoro? Per aver condotto una trattativa già scritta che minimamente si è discostata da quelle che erano le direttive dettate dal governo? Per aver trovato l'Advisor che valutasse il valore della compagnia (decidendo dopo un parto lungo e dolorante, che la soluzione migliore fosse Banca Intesa) incappando pure nell'ennesimo conflitto di interessi?
Che ha fatto di tanto straordinario il Commissario Straordinario?

Purtroppo in questo paese per provare a fare un po' di informazione tocca fare un collage di articoli scritti in periodi diversi, perchè nessuno prova a svelare gli scenari oscuri a tempo debito (o meglio qualcuno ci prova ma è denigrato e bandito dai media).
Ho già espresso questo concetto in altri articoli e ogni giorno pare sempre più attuale.
L'informazione passa a intermittenza, celata sotto un alone di giustizia e legalità, un'interfaccia gradevole per l'utente, in modo tale da sollevare il numero minore di polemiche e avere al tempo stesso una rispota pronta nel momento in cui le stesse emergano, utilizzando quell'involucro come scudo protettivo atto a difendere e al contempo coprire ciò che sta sotto, che rimane oscuro o quantomeno trasparente ai mezzi di informazione.
Prendiamo l'esempio sopra, se qualcuno ha la costanza e la voglia di guardare l'intervista integrale riportata su youtube (video1, video2, video3), noterà solo parole fantastiche, l'idea che tutto è avvenuto nella totale trasparenza, che la cordata italiana ha interessi reali nel campo dei vettori aerei (??? la maggior parte sono immobiliaristi ???), che lo stesso commissario Fantozzi ha eseguito un lavoro super partes nell'interesse di cittadini dipendenti e creditori, che il governo non ha influito in alcun modo durante le trattazioni, insomma, una vicenda perfetta, come si fa a far polemica dopo tanta dedizione e serietà? Se qualcuno trova sempre da obbiettare è perchè questo paese vive nella morsa dell'anti-berlusconismo giusto?
Tutto porta a queste conclusioni per una persona che vede il servizio e ha seguito poco la trattativa, le stesse domande di Fazio sembrano quasi irriverenti (quando dicevo conferire all'informazione un alone di autenticità e rigore), il problema è che c'è solo la domanda! Qualcuno si è accorto che nel paese da anni son spariti i dati, gli storici (intesi come database) che contengono informazioni interessenti sul passato, gli appunti, i resoconti cartacei e tutto ciò che da veramente valore aggiunto all'attività di giornalista? Se pongo una domanda, e prendo per buona la risposta, qualunque essa sia, senza avere un riferimento sul quale obbiettare, confermare, smentire o eventualmente chiedere ulteriori dettagli, la domanda stessa perde di senso. Esempio tipo: "Lei è di parte?" risposta:"Assolutamente no! Il mio lavoro è frutto di una profonda dedizione in quello che faccio e la mia etica mi ha sempre imposto di essere trasparente e nel pieno rispetto delle regole!" L'unico modo per dare un valore a questa risposta è associarla a dei dati, un curriculum della persona, eventuali processi a carico ancor più rilevanti se inerenti la materia trattata, documenti anche passati che possono avvallare o rendere menzognera la stessa etc. Senza tutto questo diventa un'informazione strumentale, ossia conferisce a chi ha il potere di orientare in una determinata direzione le risposte, di far passare attraverso i canali di informazione il messaggio che vuole: va tutto bene, bisogna essere ottimisti, tutto avviene in modo trasparente, non ci sono conflitti di interessi, tutti gli imprenditori sono seri....
Tanto il giornalista di turno è sprovvisto del materiale che gli serve per trasformare uno spazio politico propagandistico in un vero dibattito, eliminando quella parte che dovrebbe rappresentare il contraddittorio (contraddittorio a livello di informazione non di opinione.....sarebbe da ampliare l'argomento perchè si fa sempre confusione!).
L'unica ancora di salvezza per non rendere l'informazione strumentale è la totale indipendenza del giornalista, che gli permette di non dover render conto a nessuno ed esercitare il proprio mestiere mettendo in campo tutti gli strumenti a sua disposizione, perchè solo quelli gli consentirebbero di emergere rispetto alla concorrenza. Tutto ciò significherebbe un'esigenza di raccoglere dati, fare inchieste, spulciare tra i documenti più compromettenti, portare alla luce ciò che sta più nell'ombra......insomma, comporterebbe fare finalmente informazione.
Continuo a sperare che il blog serva come argomento di spunto per trovare la curiosità e la voglia di tenersi informati, di leggere e navigare sulla rete in cerca di documenti per rispondere a un post magari, di documentersi su qualcosa che pensavamo di sapere e che invece ora è turbata da dubbi.......non avremo raggiunto sicuramente la totale democrazia, ma saremo almeno dei cittadini più liberi e più critici nei confronti della società in cui cresceranno i nostri figli.

giovedì 27 novembre 2008

Arriva la "Social Card"

Arriva la social card: 40 € al mese in più per pensionati e famiglie povere

Quaranta euro al mese. Un anno di validità. Lo prevede, secondo quanto apprende Radiocor, lo schema di decreto interdipartimentale Tesoro-Welfare che disciplina la social card. Sarà ricaricabile ogni due mesi con 80 euro e operativa da inizio dicembre. A novembre, infatti, i beneficiari, circa 800mila disagiati, riceveranno le lettere di avviso dall'Inps e potranno ritirare la card presso le Poste. La carta, sulla quale oggi il Garante della privacy ha reso noto il suo via libera, potrà essere utilizzata per pagare le bollette di luce e gas; il Tesoro sta completando gli accordi con le catene della grande distribuzione che aderiranno per la vendita di alimentari.
Dopo sei mesi dall'avvio, infatti, è prevista una verifica sull'attuazione della carta; quindi, entro la fine del 2009, ne sarà deciso l'eventuale rinnovo.
La carta sarà destinata - secondo quanto prevedono i criteri molto stringenti del decreto - ai cittadini residenti con oltre 65 anni e reddito inferiore ai 6 mila euro e alle famiglie, con lo stesso reddito, in cui ci sia un bambino sotto i tre anni. Queste categorie dovranno provare, tramite modello Isee (Indicatore di stato economico equivalente o riccometro), le proprie condizioni reddituali, di possedere una sola automobile e una sola casa, di avere intestata una sola utenza di elettricità e gas, di non avere a proprio nome oltre il 25% di un secondo immobile e un patrimonio mobiliare non superiore a 15 mila euro.
Il decreto, che era previsto entro fine settembre, è pronto, manca soltanto l'elenco allegato delle convenzioni con le catene che aderiscono all'iniziativa. La social card, simile in tutto a una carta di credito, potrà essere ricaricata di 80 euro ogni bimestre presso le Poste, per un ammontare complessivo, in un anno, di 480 euro.

(IlSole24Ore Ottobre 2008)


Fasce di reddito inferiori a 6000 euro per componente familiare con un bimbo sotto i 3 anni?
Un operaio semplice allo stipendio base, ha un reddito di circa 13-14 mila euro l'anno......fatemi conoscere tutte queste persone perchè se sono ancora vive, con uno stipendio del genere, bisogna farle conoscere al mondo e portarle in trionfo! Tremonti addirittura si sbottona e dona a questi cittadini 40 euro al mese per un anno.....sono l'unica persona a provare disgusto e indignazione per un provvedimento del genere? E basta con queste risposte del tipo "almeno hanno fatto qualcosa, non vi va mai bene nulla!" perchè ne ho le pa___ piene!! Magari la critica viene anche dal solito perbenista bigotto che abita nel quartiere bene e ha la colf in casa che gli pulisce anche il culo!! Scusate lo sfogo ma questi per le mie orecchie sono insulti e si ripetono ogni giorno. Altro che urlare sempre al ritorno dei comunisti, provvedimenti del genere sono stati adottati nella Russia sovietica, quando si son tolte le terre ai proprietari per dare la razione di pane giornaliera al popolo! Con la differenza che qua non si tolgono neppure le terre ai proprietari ma lo si fa pagare al resto dei lavoratori dipendenti! Poi un po' di dignità, se proprio chi di dovere ha ritenuto di non poter far più di questo, sarebbe sicuramente stata cosa meno offensiva restituire questi 40 euro con una detassazione e basta. Invece, visto che prima del buon senso viene in assoluto la propaganda, ecco che torna più utile la "Social Card", si reclamizza meglio e ha molto più effetto mediatico a discapito del povero di turno che, come un accattone, deve andare a fare la ricarica di 80 euro bimestrali alle poste ed esibire la tessera quando va a fare la spesa, proprio a rimarcare che ha un reddito da fame!
Un anziano che guadagna 400 euro al mese (l'equivalente del reddito massimo di 6000 euro) è un miracolo che sopravviva perchè probabilmente non riesce neppure a pagare il riscaldamento! Vergognatevi!!

Il vento sta cambiando

Passo da Pomigliano d'Arco e Afragola e rivedo l'immondizia nelle strade. Guardo i telegiornali e tutto tace. La cosa non mi piace...ma ormai sappiamo tutti che siamo in una dittatura mediatica. Poi però vedo che Cai taglia i voli (so che è giusto...bisognerebbe discuterne sulla misura, ma so anche che effetto fa all'opinione pubblica). VEdo gli studenti e leggo Scalfari. Salgo in treno e sento gente che apertamente parla contro il nanetto malefico... Sono segnali...questa volta, quando cambierà, se cambierà , il vento cambierà in maniera veramente potente. Secondo me succederà. Un annetto e tante cose saranno diverse!

mercoledì 26 novembre 2008

Ma chi l'avrebbe mai detto...



Una pioggia di miliardi, grattacieli come a New York, una montagna di costruzioni
Una maxioperazione gestita dai soliti imprenditori e dagli istituti di credito

Milano, città svenduta al cemento
Ecco tutti i predoni dell'Expo 2015

di ALBERTO STATERA

Milano, città svenduta al cemento Ecco tutti i predoni dell'Expo 2015

Uno dei progetti per l'Expo


MILANO - L'"aringa rossa", antica astuzia venatoria, sta per fare della Milano da bere dell'epoca craxian-ligrestiana la Milano da mangiare della nuova era ligrestian-morattiana, trasformando l'Expo del 2015, dedicato all'alimentazione, in una colossale operazione immobiliare. I distinti cacciatori britannici usavano le "red harrings" per distrarre i cani da caccia degli avversari, gettando in luoghi strategici della riserva aringhe affumicate. I cacciatori milanesi di cubature immobiliari, che si definiscono "developers", stanno spargendo su 8 milioni di metri quadri di aree dismesse dall'industria manifatturiera che non c'è più, una selva di grattacieli firmati da architetti di fama mondiale, i cosiddetti "archistar".

Quei grattacieli, secondo l'immagine di Renzo Piano, sono per l'appunto le "aringhe rosse" che servono a distrarre l'attenzione da quel che germoglia intorno: quartieri selvaggi, simili a quelli che hanno assediato la Roma dei palazzinari. O "caricature di città" nella città, come dice l'architetto Mario Botta.

Dalla Bovisa all'ex Ansaldo, da Porta Vittoria a Porta Nuova - Garibaldi-Repubblica, dal Portello a Montecity-Santa Giulia, sono venticinque i grandi progetti, lottizzati tra i gruppi immobiliari con le immutabili regole del manuale Cencelli - tot a me, tot a te - che stanno cambiando lo skyline meneghino insieme a quelli del potere e delle ricchezze immobiliari d'Italia. Quanti sono i grattacieli che svetteranno a far ombra alla Madonnina? C'è quello nuovo della Regione a Garibaldi, monumento alla grandezza del governatore Roberto Formigoni, poi un'infinità di grattacielini "alla lombarda", una trentina di piani o poco più, tipo l'attuale Pirellone, definiti non proprio grattacieli, secondo la contabilità americana o asiatica, ma "case-torre".

È nell'area della vecchia Fiera la nuova fiera dell'"aringa rossa". Si chiama CityLife, un affare da due miliardi, che prima ancora di partire è costato 523 milioni di euro, il prezzo pagato alla Fondazione Fiera per i 23 ettari (che diventano 36 con le aree limitrofe) acquistati dalla cordata immobiliar-assicurativa vincente.

Domenica 11 maggio 2008. È quel giorno che una nuvola di polvere oscura i palazzi novecenteschi che si affacciano nella zona dell'ex Fiera, tra viale Boezio, Piazza VI Febbraio, via Gattamelata, Largo Domodossola, piazza Giulio Cesare, via Eginardo. Un'imprecisata carica di esplosivo ha sbriciolato in pochi secondi il Padigione 20, 230 mila metri cubi di calcestruzzo, per far luogo al mitico Central Park meneghino, che certificherà il Nuovo Rinascimento di Milano. È lì che sorgeranno non uno, ma tre grattacieli. Il più alto, di 209 metri firmato dal giapponese Arata Isozaki, il secondo di 170 metri dall'irachena Zaha Hadid e il terzo di 140 metri, quello a forma di banana che ha ferito il buongusto persino del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, progettato dall'americano Daniel Libenskind.

"Milano è piena di gente che ha il membro storto - ridacchia Umberto Eco - ce ne sarà uno in più e prenderà il Viagra". Intorno 140 mila metri quadri di edilizia residenziale e 100 mila di uffici, il tutto in cinque mega-blocchi di altezza variabile tra i cinque e i venti piani, protetti da un sistema di "torri di guardia del quartiere". E il Central Park? Spezzettato lì in mezzo, tra i blocchi svettanti verso il cielo.

Per non inorridire, non dovete affacciarvi oggi a una delle porte della ex Fiera, da cui non vedreste che un deprimente paesaggio lunare, o soffermarvi nel cratere vuoto di Porta Nuova, dove scaricano travi da 30 metri che dovranno sorreggere un tunnel stradale. Dovreste invece passeggiare intorno ai plastici esposti in uno show-room che i padroni di CityLife, cioè Ligresti, i Fratelli Toti della Lamaro, gli stessi immobiliaristi che spadroneggiano a Roma, insieme a Generali e Allianz hanno voluto a piazza Cordusio, cuore della Milano bancaria. O, ancora meglio, farvi mostrare il rendering, cioè le simulazioni al computer, come consigliano Luigi Offeddu e Ferruccio Sansa nel loro libro "Milano da morire", dove con ironia raccontano visioni paradisiache di grattacieli scintillanti in un cielo di purissimo azzurro. Come a Milano si vede non più di dieci giorni l'anno.

Ligresti chi? Sì, proprio quel Salvatore Ligresti della Milano da bere craxiana. Si dice che a volte ritornano, ma nonostante le condanne di Tangentopoli, la prigione, l'affidamento ai servizi sociali, don Salvatore, come lo chiamano, non se ne è mai andato. Oggi controlla buona parte dei sei principali progetti immobiliari milanesi, che valgono 7 miliardi di euro: non solo CityLife, ma anche Porta Nuova-Garibaldi. E non c'è a Milano chi non corra a baciare la pantofola del finanziere pregiudicato, originario di Paternò, provincia di Catania.

È cambiato soltanto l'azionista di riferimento politico (ma chi è azionista di chi?) in quell'intreccio di mediazioni opache tra mattoni e finanza, tra affari e politica, che l'ex capitale morale non ha mai dismesso e che ha rilanciato entusiasticamente con il miraggio dell'Expo. Prima era Craxi, che si narra sia stato accompagnato proprio dall'uomo di Paternò in visita al conterraneo Enrico Cuccia, allora dominus del capitalismo italiano. Oggi è quella Milano della politica senza qualità, sospesa tra postfascismo, berlusconismo, leghismo e integralismo affaristico ciellino.

Di Craxi resta Massimo Pini che, passato ad An, ricopre ruoli importanti nella galassia assicurativo-cementizia di Ligresti. Ma la costante è la famiglia La Russa di Paternò, il cui capostipite Antonino, antica autorità missina di Milano, seguì amorevolmente quasi cinquant'anni fa i primi passi del compaesano che fu scelto per sostituire a Milano gli ormai inaffidabili fiduciari Michelangelo Virgillito e Raffaele Ursini.

Ignazio La Russa presidia il ligrestismo al governo, il fratello Vincenzo e il figlio Geronimo siedono nel Consiglio della ligrestiana Premafin. Berlusconi, che quando faceva il palazzinaro non amava il concorrente nel cemento e nel cuore di Craxi, ora rischia d'imparentarsi con lui, dal momento che uno dei figli giovani è fidanzato con una nipotina Ligresti.

Le solite facce, i soliti nomi. A Milanofiori e ad Assago c'è Matteo Cabassi, quinto figlio di Giuseppe, "el sabiunatt" degli anni Settanta. È titolare di una parte dei terreni a destinazione agricola su cui sorgeranno le opere dell'Expo. Cedendoli al Comune si troverà 150 mila metri quadrati edificabili. A Porta Vittoria si sono fermati i lavori dopo l'arresto di Danilo Coppola. A Santa Giulia, sud-est di Milano, area Montedison, e a Sesto San Giovanni nell'area Falck, sta affondando un altro furbetto. È Luigi Zunino, esposto con le banche, soprattutto Intesa-San Paolo, per 2 miliardi.

Con questi chiari di luna, riuscirà l'immobiliarista piemontese a fronteggiare il debito vendendo i palazzoni residenziali di Rogoredo che fanno da sfondo alla nuova sede argentea di Sky-Tv? Forse quelli di edilizia convenzionata a 2-3 mila euro al metro quadrato. Ma quelli di lusso progettati da Norman Foster, a 7-10 mila? Chissà se arriveranno fondi del Dubai a riprenderlo per i capelli.

Ligresti, Cabassi, i furbetti, Pirelli RE, i texani di Hines, Luigi Colombo, Manfredi Catella. Vecchio e nuovo - dice l'urbanista Matteo Bolocan Goldstein - "convivono nella modernizzazione equivoca di Milano, in una dimensione opaca, con una poliarchia solipsistica che non fa sistema". Chi più chi meno, tutti lavorano con la cosidetta "leva finanziaria", che in pratica vuol dire i soldi delle banche. Sui 7 miliardi finora investiti sulla carta, sei, circa l'85 per cento sono di Intesa-San Paolo, Unicredit, Popolare di Milano, Monte dei Paschi, Antonveneta e Mediobanca, mentre la Banca d'Italia giudica corretta una quota del debito non superiore al 70 per cento rispetto al totale e un'equity del 30 per cento, cioè di investimento di tasca propria.

Sarà rispettato adesso, in piena crisi finanziaria globale, il "lodo Draghi" e, se sì, cosa capiterà dei mille e mille progetti cementizi già avviati o che stanno per partire? Chissà se la salvezza, o il disastro, verrà dal progetto dell'assessore allo Sviluppo del territorio Carlo Masseroli, definito dal suo ex collega Vittorio Sgarbi "coerente e leale vandalo integralista", che vuole una Milano con 700 mila abitanti in più, portandola da un milione e 300 mila a 2 milioni tondi.

Come? Con più volumetrie ai palazzinari privati, aumentando gli indici di edificabilità di un terzo, da 0,65 a 1, o - precisa - "anche di più", con vincoli e regole ridotti al minimo. Una Milano da 2 milioni? "Una favola campata in aria", per Gae Aulenti. Vi immaginate le centinaia di migliaia di persone che dal 1974 hanno lasciato le cerchie cittadine per rifugiarsi nell'hinterland, che tornano come in un controesodo biblico perché Masseroli fa l'housing sociale a 2 o 3 mila euro al metro? In Consiglio comunale si battaglia sul progetto Masseroli tra carrettate di emendamenti.

Se mai, bisognerebbe occuparsi del destino delle decine di migliaia di metri cubi di uffici sfitti e dei nuovi che stanno per arrivare sul mercato invece che del cemento fresco, avverte l'architetto Stefano Boeri. E non dimenticare che Milano è una "città costretta", come la definisce Bolocan, che, con Renzo Piano, retrodata agli anni Sessanta e Settanta l'era milanese più fervida di sviluppo. "Due milioni di abitanti?" si chiede perplesso anche Carlo Tognoli, che dal 1976 fu sindaco per un decennio: "Nel dopoguerra ci fu il piacere della crescita, poi ci si accorse che la crescita non poteva essere esagerata".

La Milano metropoli da due milioni, piccola Londra o New York ma senz'anima, sembra replicare l'apologo della ricottina, quello della pastorella che camminando verso il mercato aumenta via via il valore teorico della forma da vendere che trasporta in bilico sulla testa. Finché la ricottina cade e si spiaccica per terra. Ciò che rischia di accadere per l'Expo. "Sarà sicuramente un fallimento", sentenzia Sgarbi, accusando "Suor Letizia", che lo ha licenziato da assessore mettendo al suo posto a gestire la cultura un culturista, nel senso di body builder, di essere un sindaco inadeguato, che annaspa tra le contraddizioni.

Per di più assistita da Paolo Glisenti, che egli giudica "l'elaborazione intellettuale del nulla" e che il titolare del salvadanaio Giulio Tremonti, che lo ha in uggia, farà di tutto per non favorire: "Dimenticatevi che lascerò tutto in mano alla Moratti", ha avvertito il ministro. Durante la campagna-acquisti di voti per l'Expo dei paesi minori, costata dieci milioni, sono stati regalati scuolabus nei Caraibi, borse di studio nello Yemen, in Belize e altrove, il progetto di una metrotranvia in Costa d'Avorio, una centrale del latte in Nigeria, bus dismessi a Cuba e quant'altro.

Ma adesso viene il difficile. Tolti i 4,1 miliardi necessari per realizzare il sito fieristico, mancano quasi tre miliardi per le opere infrastrutturali essenziali (metropolitane, ferrovie, stazioni, raccordi, strade) e 6 miliardi per le infrastrutture "minori". Il sogno della Milano da mangiare, che rischia di infrangersi come la ricottina della pastorella, oltre a 65 mila nuovi posti di lavoro dal 2010 al 2015, vagheggia 29 milioni di visitatori, 160 mila al giorno per sei mesi, che porteranno un indotto di 44 miliardi di euro. Ma perché quasi trenta milioni di persone dovrebbero venire a Milano nell'estate 2015? Per vedere il grattacielo-banana? Per una mostra sull'alimentazione? Saragozza è stata un flop.

Pazienza. A Milano, comunque vada, nel terzo lustro del nuovo secolo potremo lasciare l'auto nel parcheggio di cinque piani scavato sotto la Basilica di Sant'Ambrogio, nel parco medievale più importante della civiltà lombarda. Un insulto cui la borghesia intellettuale di Milano non vuole rassegnarsi. E tra le aringhe rosse avremo la città dei developers, "una città che si prostituisce al miglior offerente". Parola dell'architetto inglese David Chipperfield.

(La Repubblica 26 novembre 2008)


Chi l'avrebbe mai detto vero? Eppure quando parlano Grillo, Travaglio o Di Pietro si urla allo scandalo, etichettandoli come brigatisti e rivoluzionari, attentatori della democrazia e della libertà. Peccato che quando poi le loro parole prendono forma, come un puzzle che pezzo dopo pezzo svela l'immagine, nessuno si prenda la briga di chieder scusa o ripescare tra le fatidiche parole. Tutto regolare, come fosse un nuovo scandalo (uno dei tanti) anzichè annunciato da più parti. Nessuno scopo di lucro si attribuiva ai fatidici eroi, solo coraggio e capacità imprenditoriali.
Daltronde che scopo di lucro poteva esserci in degli immobiliaristi che all'improvviso decidono di acquistare una compagnia aerea in fallimento!
Viva la compagnia di bandiera allora, orgoglio del popolo itaiano, salvatrice nostrana immolatasi per la patria. Viva il conflitto di interessi che ormai è depositato sul territorio come la polvere. Viva il clientelarismo e le tangenti che ormai hanno sostituito la moneta come merce di scambio. Viva la solita vechia Italia, piena di ottimismo e slogan da dare in pasto al popolo, selvaggia e appetibile per gli sciacalli che sanno come e con chi fare affari.
"Ci pisciano a dosso e ci dicono che piove" direbbero taluni.
Usciamo dal torpore, svegliamici da questo letargo mentale, facciamolo con le nostre forze perchè in questo paese non passa il principe azzurro!!!

martedì 25 novembre 2008

D'Alema, il piu' uguale degli altri



Magari tante persone ancora non sono bene informate o non conoscono i fatti....un po' di cultura personale per continuare a cullare l'utopia di una sinistra finalmente libera!

Puntata del 24 Novembre 2008 di "Passaparola", rubrica settimanale condotta da Marco Travaglio in diretta streeming alle ore 14.00

passaparola

Parole di Mario Di Carlo



Parla Mario Di Carlo dopo la rinuncia alla delega ai Rifiuti.
"Nessun rapporto sentimentale con le figlie di Cerroni"

"Non ho dormito tutta la notte
Sono stato un ingenuo"

di CECILIA GENTILE


"Non ho dormito tutta la notte Sono stato un ingenuo"

L'assessore Mario Di Carlo



"E' stata un'imboscata". Subito dopo aver riconsegnato la delega ai Rifiuti al presidente Piero Marrazzo, Mario Di Carlo, assessore regionale alla Casa, si sfoga.

Perché un'imboscata, assessore?
"Perché c'è stato un momento in cui il giornalista di Report ha detto: "L'intervista è finita" e io mi sono ritenuto libero di parlare".

"Ma il giornalista Paolo Mondani sostiene che non le ha teso un tranello, che la telecamera è rimasta accesa e lei con il microfono attaccato. Che addirittura lui ha cambiato la cassetta davanti a lei e le ha chiesto di ripetere...".
"Ma io che ne so? Mi sono fidato. E' colpa mia, sono stato un fesso. Io vengo da uno sport, il rugby, molto duro, ma leale, dove le imboscate non si fanno".

Quello che è successo le ha fatto male?
"Mi ha distrutto come persona. Non ci ho dormito questa notte. Quella intervista mi ha confezionato come una macchietta, come una persona rozza e volgare e probabilmente anche corrotta. Sembra che io sia in attesa di avere l'eredità di Cerroni".

Ma lei quelle cose le ha dette.
"Sì, ma ho parlato per tre ore. Nelle due ore, quelle che credevo fossero la vera intervista, ho spiegato del piano rifiuti, delle politiche sulla raccolta differenziata, ho sottolineato che nel Lazio non c'è il monopolio sulla termovalorizzazione e sulle discariche. Ma niente di tutto questo è stato mandato in onda. Nell'intervista sfatavo anche una leggenda metropolitana, quella che mi attribuiva una relazione sentimentale con una delle due figlie di Cerroni. Lo ribadisco: non ho mai avuto una relazione di questo genere, ma solo un rapporto di amicizia con Cerroni, l'ho sempre rivendicato e lo continuo a rivendicare".

Querelerà Report?
"No, non ho mai querelato nessuno".

Cosa le ha detto il presidente Marrazzo quando le ha riconsegnato le deleghe?
"E' stato molto affettuoso. Mi ha detto: "Capisco il tuo stato d'animo, decidi tu". Io gli ho detto che era giusto così".

Alle agenzie Marrazzo ha dichiarato che non condivide la sua intervista, che i giornalisti non hanno mai colpa perché fanno il loro lavoro.
"E' un punto di vista. Lo sapevo che avrebbe detto questo e dal suo punto di vista ha ragione".

Il sindaco Gianni Alemanno, invece, ha detto che la remissione delle deleghe da parte sua è molto significativa.
"E che vuol dire? Non capisco".

Durante la puntata di Report, l'ex consigliere comunale di An Michele Baldi racconta che quando lei era presidente dell'Ama costituì un consorzio, il Ctr, inizialmente 50% Ama e 50% Colari, il consorzio di Manlio Cerroni, proprietario di Malagrotta, con il compito di occuparsi della raccolta differenziata.
"Il consorzio Ctr esisteva da molto tempo prima. Quando io sono arrivato in Ama, nel 1995, la raccolta differenziata a Roma non c'era e serviva una struttura che se ne occupasse. L'Ama non era in grado di farlo, allora pensai al Ctr, prima 50% Ama e 50% Colari, dopo l'Ama prese il 51%. Il Ctr esiste ancora, ma adesso è 100% Ama".

"Perché in consiglio comunale, è sempre Report che lo fa sapere, si decise l'incompatibilità della presenza di Cerroni nel Ctr e lui uscì dal consorzio. C'è qualcos'altro che le preme dire, assessore?".
"Sì, che mi scuso con tutti perché un politico accorto non deve cadere nelle imboscate".

(La Repubblica 25 novembre 2008)


Beh...del resto lui ha sempre giocato a rugby, è abituato al ferplay!
Il problema non è certo quello che ha detto ma il fatto che è stato un ingenuo.

«Voglio scusarmi ancora una volta per quello che è accaduto. Un politico dovrebbe fare attenzione a quello che dice: chi sbaglia paga e io pago. Ho capito di avere avuto un modo volgare di parlare, ma c'è anche un modo volgare di fare politica che non mi appartiene. Ho una storia e una dignità da difendere e voglio avere l'opportunità di poterlo fare» (IlSole24Ore)

Ha detto bene, un politico deve stare attento a quello che dice, non può mica dire sempre la verità!
Il problema è se qualcun'altro, come me, avverte la sensazione di essere fuori luogo, proiettato in un mondo rovesciato, perchè in questo momento la mia reazione è non sapere se ridere o piangere, se meravigliarmi o rimanere imperturbabile, se sentirmi in sintonia col mondo o reputarmi un isolato!
Oltre a essere grotteschi gli scandali, ormai sono anche grottesche le scuse e le polemiche successive, l'analisi del fatto eseguita a posteriori diventa kafkiana, non si distingue più la materia dell'indignazione. L'errore diventa l'ingenuità nell'aver pensato che la telecamera fosse spenta!
Il giornalista diventa "anti-sportivo"!
Caso mai andrebbero approfondite le parole dell'assessore, chiedendogli di andare oltre il minuto e mezzo mandato in onda su Report.
Vi prego, qualcuno reagisca di fronte a queste cose, non voglio rimanere un emarginato nella mia indignazione!

lunedì 24 novembre 2008

Tutti gli uomini del presidente



Un video sul sito di Chiodi, l'uomo che Berlusconi vuole come prossimo governatore
Promessa di colloqui di avviamento per chi si presenterà al gazebo del centrodestra

Spot elettorale offre lavoro
Abruzzo, bufera sul candidato Pdl

Accuse di voto di scambio. Storace (la Destra): "Roba da codice penale"
Il video intitolato "Tutti i giovani del presidenti" è stato poi rimosso
di GIUSEPPE CAPORALE


Spot elettorale offre lavoro Abruzzo, bufera sul candidato Pdl

Gianni Chiodi

L'AQUILA - Il Popolo della Libertà, prima ancora di vincere le elezioni, offre opportunità di lavoro in Abruzzo. Con uno spot elettorale che finisce sul sito del candidato e su YouTube. Per poi pentirsi dopo un paio d'ore e ritirare in gran fretta il tutto. "E' stato solo un errore materiale", dicono dallo staff del candidato del Pdl Gianni Chiodi. Un "errore" nel quale si diceva che tutti i giovani che si sarebbero presentati con un curriculum presso i comitati, o i gazebo, sarebbero stati chiamati, entro due mesi, per colloquio, "selezione" e "avviamento all'imprenditorialità". Ma il colloquio per entrare in questo "generatore di sviluppo economico" avverrà solo a fine gennaio. Dunque dopo le elezioni regionali. Dopo che Gianni Chiodi, candidato presidente alla Regione, voluto da Silvio Berlusconi, sarà stato - eventualmente - eletto.

Proprio Chiodi ha pubblicizzato, in prima persona, questo tipo di messaggio elettorale, registrando lo spot "incriminato". Messaggio che è stato inviato (e frettolosamente bloccato) al circuito delle tv locali. Ma che nel frattempo era stato messo su YouTube e sul sito dell candidato presidente. Dove è rimasto per alcune ore.

"Abbiamo sbagliato dvd - dicono dall'ufficio stampa -, quello spot era già stato giudicato non opportuno e a rischio di strumentalizzazioni".

Ma l'iniziativa ha prodotto anche una lettera aperta ai giovani, dai contenuti analoghi: "Correte alle Bancarelle per Chiodi Presidente, rispondete ai 'questionari di auto-selezione', prenotate gli incontri di orientamento e formazione che partiranno dal gennaio 2009... Stringiamoci la mano e scambiamoci energia".

Ma la campagna pubblicitaria in questione è durata pochissimo, perché è stata travolta dalle polemiche e con un'accusa precisa: tentativo di voto di scambio, dice Francesco Storace, il primo a saltare sulal sedia: "Lo spot del Pdl è una vergogna, un fatto gravissimo in una regione già travolta dagli scandali. Adesso presenteremo subito una denuncia alla Procura della Repubblica dell'Aquila, perché qui siamo di fronte ad un reato penale. Un bieco tentativo di strumentalizzare i giovani, di far leva sulle loro insicurezze. Il lavoro è un diritto non un favore in cambio del voto. Una roba così, non l'avrebbe fatta nemmeno Achille Lauro...".

Rabbia e indignazione invece da parte di Rifondazione Comunista. "In Abruzzo sembra che non si possa proprio prescindere dal clientelismo, ora addirittura finisce in uno spot - commenta il segretario regionale Marco Gelmini - abbiamo chiesto a Chiodi di rimuovere quel video e lo ha fatto. Resta l'amarezza di come ancora si intenda la politica in questa regione".

(La Repubblica 24 novembre 2008)


Non ho veramente parole....mi trovo quasi in imbarazzo a dover commentare cose del genere.

Forse sono queste le occasioni dove mi accorgo che sono finalmente riusciti a privare l'intero paese del senso critico e dell'indignazione. Daltronde è la legislatura dell'ottimismo, bisogna spendere e disinteressarsi delle grige parole dell'opposizione che annunciano recessione recita il Premier.....viva l'ottimismo allora e i posti di lavoro offerti dal nuovo candidato PDL!!

venerdì 21 novembre 2008

E così capita che...

...come con la bicamerale la scaltra formazione di "sinistra" si fa fregare nello stesso e identico modo.

Il caso della Commissione di Vigilanza RAI, e la sua Soluzione Villari, altro non ci dice, se non che la storia, purtroppo anche quella brutta, dalla quale non si è imparato nulla, si ripete.

La commissione bicamerale, che servì unicamente a Berlusconi per fregare e far fare all'amico D'Alema la figura del cioccolataio su temi importanti come quello del federlaismo, che poi fu introdotto, come ricordiamo, a scoppole di maggioranza dal Buon Silvio, il quale, in nome del pragmatismo e del buon governo, impose le sue decisioni, facendo la figura di chi ha a cuore la vita del paese, sono cose così fondamentali che non si può perdere tempo…

Allo stesso modo, questa volta, si è convocata una assemblea, dove si sono reciprocamente ascoltate le parti, e, grazie a una informazione distorta, si è palesata e accentuata la grande volontà di dialogo e pazienza della maggioranza, ovviamente falsa.
Alla fine del batti e ribatti, ossia alla fine del "io ti ascolto, ma alla fine si farà quello che voglio io" tutto è andato secondo i piani.

Ciò che è accaduto è che, con un colpo che ha sorpreso chi, effettivamente, è ancora abituato alla vecchia politica, come un padre fermo, se pur comprensivo, alla fine si è presa una decisione.
Come in una famiglia carica di tensioni, di liti, ecc ecc, alla fine, c'è uno che si stufa, e prende, magari di prepotenza, le redini della situazione in nome del "non si può andare avanti così!"

Questi due comportamenti, agli occhi di chi non ha una visione a più ampio spettro (si badi, non completa, perchè una visione completa ce l'hanno –FORSE- solo quelli che sono nella stanza dei bottoni) non sono altro che una gran bella cosa.

Ovvero, abituati come lo si era sin dal dopoguerra, a una politica lenta, annoiante, pedante, una politica che impiegava anni nel passare dal pensiero all'azione, ora ci troviamo davanti una persona, che fa poco o nulla, oppure fa molto e male, ma comunque fa, produce, pensa-dice-agisce, tutto rapidamente, in nome della pragmaticità, dell'innovazione necessaria al paese, della capacità di prendere decisioni, magari unilateralmente, ma col piglio di chi sa quello che vuole (per se). Allora anche questa volta una volta trovato l'uomo giusto, ossia, un vero DC che non molla mai, in onore a una ben nota italica capacità di attaccarsi alla poltrona con radici inestirpabili, si è fatto questo ennesimo colpaccio alla libertà di informazione.

La cosa è tanto più grave, nel momento in cui questo viene fatto proprio nel nome delle motivazioni opposte.

Il paradosso di un padrone di televisioni che sostiene che tali televisioni "lo dileggiano" e quindi, nonostante ciò cerca di porre rimedio in maniera equa, con un uomo dell'opposizione.

E' evidente che tutto ciò non sia altro che una ennesima mossa, riuscitissima, di

- Creare scompiglio all'interno di una minoranza già all'angolo, per mancanza di tutto (dall'ideologia che ha deciso di abbandonare per acquistare voti, al carisma che doveva sostituire l'ideologia), ma comunque piena di formidabili franchi tiratori.

Il tutto per farla sembrare ancora più incapace di quanto non sia.

- In una logica piduista, di cui non dimentichiamo le origini culturali del Buon Silvio, si comincia a parlare di una scorporatura della Rai, che, così com'è non ha più ragione di esistere, soggiogata dalla pressione dei partiti e dalla politica e bla bla bla…

Non dimentichiamoci che in nome della libertà di antenna (ex articolo 21 della Costituzione) già Gelli aveva le idee molto molto precise, e "fatalmente" si sta proprio andando in quella direzione.

Una volta infatti che si fa in modo che le cose appaiano brutte, non si fa altro che indurre l'opinione pubblica a chiederti di cambiarle.

A quel punto, si ha in pugno la situazione, basta avere i mezzi – e essere capo del governo può aiutare molto - e si fanno i cambiamenti necessari esattamente nella direzione di interesse, perché la gente media, quella che si informa guardando il TG-Com, infilato fra uno spot e un altro, in mezzo a un reality-show…non approfondirà mai, MA viene a conoscenza di un avvenuto cambiamento, ed è contenta, e quando riandrà a votare…rivota chi gli rappresenta un avvenuto cambiamento dagli schemi della vecchia e annoiante politica.

…tutto secondo i piani…

Lo stessa logica Piduista , ma accenno solo perché andrei clamorosamente fuori tema, la stanno palesando nella gestione del conflitto interna ai sindacati confederali, dove CISL e UIL sono per così dire "equivicini" al governo, mentre l'unica che dice le cose fuori dal coro rimane la CGIL…ossia, rimane il sindacato che, arroccato nella sua posizione, divinta sostenitore del vecchio, del desueto, contro l'innovazione.

La stessa cosa è avvenuta con Alitalia, dove un guazzabuglio mal gestito, sul fronte dei media, ancorchè gestito al meglio della situazione, è diventato uno spauracchio…,ne ha giovato chi sappiamo, come al solito sparigliando, e prendendo una decisione unilaterale, di cui in molti si stanno già pentendo.

Sono persuaso che questo pentimento, con l'arrivo dello tsunami economico che sull'Italia avrà un peso notevole, si estenderà a molti altri settori, ma piangere sul latte versato è inutile, ancorchè controproducente.

W l'Italica Furbizia!



Gabriele

Allego un articolo dove viene palesato e presentato "il nuovo che avanza – Un vero DC non lascia mai - :

IL PERSONAGGIO. Il presidente fa l'incredulo:
"Un altro al mio posto? Nessuno mi ha detto nulla"

L'infinita resistenza di Riccardo
"Un vero dc non lascia mai"

di ANTONELLO CAPORALE